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Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2014 alle ore 06:45.

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Archeologico di Roma: organici dimezzati ma conti in ordine



Nell'articolo "L'arte di non riuscire a spendere" pubblicato lunedì scorso non mancano notizie vere e drammatiche. Vero che le soprintendenze soffrono di carenza di personale: quella che dirigo nella misura del 45% degli impiegati amministrativi, dei tecnici e dei custodi rispetto a quelli previsti nel 2000. Vero, ancora, che abbiamo a che fare con monumenti grandiosi, con migliaia di ettari di superfici e strutture antiche e che per questo si indicono appalti per lavori che si sviluppano su base triennale, mettendo da parte l'intera somma sin dall'inizio, come la legge impone. È chiaro che le risorse così accantonate figurano nel bilancio del secondo e del terzo anno come residui, ma non sono affatto "disponibili". E ci mancherebbe! Alla Soprintendenza archeologica di Roma va invece riconosciuto il merito di saper spendere e bene: più di 55 milioni di euro liquidati nel 2012, più di 56 nel 2013, anno di emissione di ben 2.865 mandati di pagamento. Nel solo 2013 sono state avviate, e spesso concluse, 229 perizie di spesa, che comprendono altrettanti lavori di restauro, consolidamento, manutenzione, diserbo eccetera. Con l'organico così tremendamente ridotto, scusate se è poco.
Mariarosaria Barbera
Soprintendente archeologo di Roma
Tutte spese le poche risorse
Nell'articolo "L'arte di non riuscire a spendere" alla Biblioteca nazionale centrale di Roma risulta non spesa nel 2013 la somma di 1.416.500 euro. Il dato, in realtà, si riferisce alla disponibilità di cassa all'inizio e non alla fine del 2013 e comprende, per oltre un milione, le somme accreditate alla Biblioteca soltanto nel novembre 2012. Nel 2013 la somma in questione è stata interamente spesa. La Biblioteca, nonostante l'esiguità delle risorse finanziarie e umane disponibili (neppure lontanamente comparabili con quelle di altre biblioteche nazionali in Europa), conserva circa 7 milioni di pubblicazioni antiche e moderne e offre un'apertura di 57 ore a settimana. Nel 2013 ha accolto quasi 200mila lettori e ha dato in lettura più di 212mila opere.
Osvaldo Vallone
Direttore della Biblioteca nazionale centrale di Roma
L'autonomia dell'Opificio
In riferimento all'articolo "L'arte di non riuscire a spendere" va precisato che l'Opificio delle Pietre dure di Firenze ha avuto negli ultimi anni una forte capacità di spesa che ha toccato anche il 98 per cento. Nel 2013 ha avuto un incasso attivo di oltre 3,5 milioni di euro e pagamenti in uscita per oltre 3 milioni. Ogni anno l'intera somma in entrata vede una parte cospicua (da un terzo alla metà) ottenuta non da trasferimenti dal ministero, ma da soldi guadagnati dall'Opificio con la propria attività in regime di autonomia, operando per conto di terzi. Sono questi fondi che ci consentono di mantenere alto il livello quantitativo e qualitativo di operatività senza risentire troppo, per ora, dei tagli finanziari e della progressiva riduzione del personale.

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