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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2014 alle ore 06:43.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 13:58.
Che cosa cambia con il nuovo Isee? Se lo chiedono i tanti soggetti coinvolti nella riforma dell'Indicatore della situazione economica equivalente, che il Governo Letta ha approvato e il nuovo Esecutivo deve attuare. Vediamo gli aspetti più importanti emersi sinora.
Ascoltare e decidere
La riforma è stata progettata dall'ex viceministro al Welfare, Maria Cecilia Guerra (Pd), responsabile delle politiche sociali con Monti e Letta. Durante la sua elaborazione, Guerra si è confrontata con tutti gli attori coinvolti nel welfare - le associazioni interessate (a partire da quelle delle persone con disabilità e delle famiglie), le varie realtà del Terzo settore, le rappresentanze dei Comuni e delle Regioni, i sindacati - sulle diverse versioni via via formulate.
Alla fine il Governo si è assunto la responsabilità della formulazione definitiva. Sono stati così evitati tanto la diffusa prassi delle eterne consultazioni/confronti/tavoli, votata al fallimento perché qualche soggetto riesce sempre a far prevalere la propria contrarietà, quanto il rischio speculare, cioè quello di un decisionismo senza confronto con la società, destinato a produrre misure magari valide in teoria, ma condannate al fallimento nel mondo reale.
In alcuni punti il testo risente troppo della capacità di diversi soggetti di far sentire la propria voce più di altri e troppo poco dell'autonoma progettualità dell'Esecutivo. Ciò detto, il metodo scelto - l'ascolto di tutti accompagnato dalla capacità di decidere - è stato innovativo per gli interventi statali nel sociale e ha avuto esiti positivi. Bisogna riproporlo.
Una maggiore equità
La riforma rafforza la capacità dell'Isee di misurare le effettive condizioni economiche dei richiedenti e degli utenti di prestazioni sociali. Lo fa attraverso una considerazione più puntuale di "ciò che si ha", dando un peso maggiore al patrimonio e allargando l'insieme dei redditi computati, accompagnata da una migliore valutazione di "ciò che si spende" in base alla composizione del nucleo familiare (per esempio perché si hanno dei figli o un familiare con disabilità).
Benchè rimangano ancora imperfezioni, gli studi e le simulazioni compiute concordano nell'indicare come lo strumento sia ora in grado di cogliere le differenze tra le specifiche condizioni delle persone meglio che in passato. Ciò significa comprendere con più chiarezza dove si registrano situazioni di vulnerabilità, aiutando il decisore pubblico a sostenere chi ne ha effettivamente bisogno. Non a caso, il valore Isee diviene più favorevole per alcuni gruppi spesso in difficoltà, svantaggiati dalla precedente versione, come le famiglie giovani, i nuclei con tre o più figli, le persone con disabilità più grave e ridotte disponibilità economiche. Peraltro, nonostante il buon lavoro compiuto (non solo sull'Isee), che le è valsa la stima di gran parte degli addetti ai lavori, Guerra non è stata confermata nel nuovo Esecutivo.
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