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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2014 alle ore 08:25.
L'ultima modifica è del 16 marzo 2014 alle ore 14:27.

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Senza nuovi stadi il Calcio italiano Spa è destinato a cedere definitivamente il passo alle più redditizie Leghe europee. La rinascita, se rinascita ci sarà, dovrà partire dalla ristrutturazione di un'impiantistica sportiva che ha un'età media di oltre 60 anni. Almeno su questo, i presidenti delle oltre 100 società professionistiche del Belpaese sono d'accordo. La leva, fatta di semplificazione burocratica e di incentivazione del project financing, contenuta nella legge di Stabilità per il 2014 e resa operativa dopo quasi un quinquennio di iter parlamentare, è un'occasione unica. L'ultima, dopo quelle "bruciate" dalle fallite candidature per ospitare gli Europei del 2012 e del 2016. I club che in questi anni hanno presentato (e poi archiviato) progetti all'avanguardia hanno oggi la responsabilità di tirarli fuori dai cassetti e di provare a far funzionare una normativa che punta a tagliare i tempi (14/15 mesi) per l'approvazione (con la facoltà di rivolgersi alla Presidenza del Consiglio in caso di inerzia ingiustificata degli enti locali) e ad attivare risorse private attraverso misure "compensative" (come la costruzione di strutture commerciali o turistiche, essendo vietata solo l'edilizia residenziale). La legge di Stabilità ha infatti stanziato solo una quarantina di milioni per il risanamento dell'impiantistica sportiva che copre peraltro non solo gli stadi delle grandi squadre (sono inclusi anche impianti omologati per un numero di posti pari o superiore a 500 al coperto o a 2.000 allo scoperto).

Nel Regno Unito, a seguito del Taylor Report dell'89, sono stati investiti 3,3 miliardi di sterline. In Germania circa 2 miliardi di euro. E i risultati di questi investimenti sono sotto gli occhi di tutti. Nella classifica degli incassi legati al match-day (botteghino, ristorazione e vendite per i vati servizi) il divario tra i club più evoluti e quelli italiani è ormai enorme. Il Manchester United incassa più di Juventus, Milan, Inter e Roma messe insieme: 127 milioni di euro contro poco più di 100. Real Madrid e Barcellona - che stanno per mettere in cantiere ristrutturazioni dei propri stadi da 300/400 milioni - sfiorano i 120 milioni di incasso da matchday, l'Arsenal 108, il Bayern Monaco e il Chelsea oltre 80 milioni. Rispettivamente il triplo e il doppio della Juventus che pure con la realizzazione dello Juventus Stadium (l'unico di proprietà nella Penisola, a parte il caso della struttura di Reggio Emilia acquisita dal Sassuolo) ha portato questa voce del bilancio da poco più di 10 a quasi 40 milioni a stagione.
Questa graduatoria dipende evidentemente anche dal "combinato disposto" fra costo dei biglietti e tasso di riempimento dello stadio. Secondo le statistiche diffuse di recente dal quotidiano britannico Guardian sono i tifosi spagnoli quelli che spendono in media di più in Europa. Un biglietto in Liga costa in media 29,91 euro con picchi che raggiungono i 147,7 euro. Costi più elevati persino dell'Italia: 17,15 euro di media per un biglietto e 112,96 euro per i più cari. Range decisamente più contenuti per Inghilterra e Germania: un biglietto per le partite di Premier League costa tra i 34,3 e i 70,2 euro; mentre in Bundesliga si toccano cifre da Serie B italiana: 12,5 euro il biglietto più economico, 57,4 quelli più costosi in media. Quanto alla percentuale di occupazione degli stadi Inghilterra e Germania nella passata stagione hanno riempito il 90% circa dei posti disponibili. La Liga si piazza subito dietro col 74% dei biglietti venduti, meglio di Francia (68%) e Italia (51%).

La carenza di impianti moderni costa alla Serie A oltre 700 milioni di possibili nuove entrate. La media degli spettatori per partita della Serie A è diminuita dai 34mila del 1989-90 ai 22mila del 2011-12. Come le esperienze estere provano invece dal rinnovamento degli impianti arriverebbe una crescita degli spettatori del 40%, vale a dire sei milioni in più rispetto ai 15 milioni che nella stagione 2011/12 hanno seguito dal vivo match di Serie A, B e Lega Pro. Elevando il livello dei servizi, la qualità delle strutture, i sistemi di sicurezza, in Serie A si potrebbe aumentare inoltre il prezzo medio dei biglietti rispetto agli attuali 20 euro, di almeno quattro euro (+20%). Incremento che moltiplicato per quello dell'affluenza genererebbe ricavi da gare aggiuntivi per il solo calcio professionistico di 180 milioni. Stessa dinamica avrebbero gli incassi legati ai consumi del match-day: oggi in Italia la spesa media per uno spettatore (biglietto escluso) è pari a 3,5 euro (in Inghilterra e Germania siamo sui 20 euro). Grazie all'ammodernamento di impianti e servizi (si pensi alla ristorazione) la spesa pro capite potrebbe salire di 12-15 euro con una crescita di fatturato tra gli 80 e i 125 milioni. Per non parlare poi della corporate hospitality e degli sky box, da cui i club italiani ottengono oggi intorno ai 25 milioni a causa delle carenze degli impianti, a fronte di un "mercato" che se valorizzato appieno potrebbe produrre un giro d'affari di oltre 300 milioni. Il calcio italiano è in ritardo anche sul fronte dei naming rights, mentre tra il 2007 e il 2011 i ricavi da questa fonte nel calcio europeo sono raddoppiati fino a sfiorare i 100 milioni e sono in forte ascesa. Se a queste entrate si aggiunge l'uso degli impianti multifunzionali nei giorni in cui non si gioca (per convegni ed eventi di vario tipo) e l'aumento dell'appeal del settore marketing/commerciale, i ricavi extra che stadi nuovi e moderni potrebbero generare superano i 700 milioni.

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