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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2014 alle ore 08:14.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 14:18.

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A questi esempi se ne potrebbero aggiungere molti altri degli Usa, compresi i bombardamenti con i droni sul territorio di Stati sovrani senza il permesso dei rispettivi governi; operazioni militari segrete; sequestro, consegna e tortura di sospetti terroristi; spionaggio su vasta scala da parte dell'Agenzia per la sicurezza nazionale. Quando sono interpellati in proposito da altri Paesi o dalle organizzazioni delle Nazioni Unite, gli Usa ignorano le obiezioni mosse loro.

Il diritto internazionale stesso è a un bivio. Usa, Russia, Ue, Nato si appellano sempre a esso quando va a loro vantaggio, mentre lo ignorano quando lo ritengono una seccatura. Ciò non giustifica l'inaccettabile condotta dei russi, ma va ad aggiungerla a interventi in palese disprezzo del diritto internazionale. I medesimi problemi potrebbero presto estendersi all'Asia. Fino a poco tempo fa Cina, Giappone e altri Paesi asiatici hanno difeso il requisito per il quale prima di qualsiasi intervento militare esterno in uno Stato sovrano è necessaria l'approvazione del Consiglio di sicurezza. Negli ultimi tempi, tuttavia, parecchi Paesi dell'Asia orientale si sono trovati paralizzati in una spirale di rivendicazioni e contro-rivendicazioni per confini, rotte navali e diritti territoriali. Fino ad ora, tali controversie sono rimaste per lo più pacifiche, ma le tensioni aumentano. Non resta che sperare che quei Paesi continuino a considerare il diritto internazionale un valido e autentico baluardo di sovranità, e agiscano di conseguenza.

Da tempo ci sono persone che nutrono scetticismo nei confronti del diritto internazionale: sono coloro che credono che non avrà mai la meglio sugli interessi nazionali delle più grandi potenze e che mantenere un equilibrio di potere tra Paesi ostili sia ciò che è possibile fare per mantenere la pace. Da questo punto di vista, il comportamento della Russia in Crimea è quello di una grande potenza che afferma le proprie prerogative. Un mondo siffatto, però, è pericoloso. Più volte nella storia abbiamo constatato che non esiste un "equilibrio di potere": gli squilibri e i destabilizzanti spostamenti di potere ci saranno sempre. In mancanza di un rafforzamento della legalità, un conflitto aperto è probabile. Ciò è vero in particolare oggi che i Paesi sgomitano per il petrolio e altre risorse vitali. Non è certo un caso se la maggior parte delle guerre più funeste scoppiate negli ultimi anni sono in regioni ricche di risorse naturali inestimabili e contese.

Volgendo lo sguardo al passato, ci rendiamo conto che l'unica strada praticabile per la sicurezza è il diritto internazionale, tutelato dalle Nazioni Unite e rispettato da tutti. Sì, sembrerà sciocco, ma nessuno ha bisogno di guardare al passato per accorgersi di quanto sia ingenuo credere che la politica delle grandi potenze manterrà la pace e garantirà la sopravvivenza del genere umano. Nella crisi ucraina, il Consiglio di sicurezza dovrebbe contribuire a trovare una soluzione negoziata che rispetti e mantenga la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina. Ciò non accadrà tanto presto, ma le Nazioni Unite dovrebbero perseverare, cercando una svolta anche più avanti. E, proprio come gli Usa si rivolgono in questo caso al Consiglio di sicurezza, così anche loro dovrebbero rispettare sempre il diritto internazionale e contribuire a farne un baluardo contro la pericolosa instabilità globale.
(Traduzione di Anna Bissanti)
© PROJECT SYNDICATE, 2014

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