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Questo articolo è stato pubblicato il 31 marzo 2014 alle ore 06:42.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 14:19.
Nelle proposte per la spending review il commissario Cottarelli ha suggerito a Renzi di realizzare la riforma dei contributi economici rivolti ad anziani non autosufficienti e persone con disabilità delineata dall'ultimo Governo Berlusconi. Il nuovo premier e il ministro competente, Poletti, hanno risposto negativamente. Facciamo il punto.
I grandi anziani e le badanti
È certamente vero, come Cottarelli afferma, che l'ampiezza nell'incremento della spesa per l'indennità di accompagnamento (da 7,6 miliardi nel 2002 a 13 nel 2012) è tale da farne intuire un utilizzo parzialmente distorto. Bisogna però notare come oggi la non autosufficienza si concentri prevalentemente tra i grandi anziani (con 75 anni e oltre), che sono i principali fruitori dell'indennità. Nell'ultimo decennio il loro numero è aumentato del 29% e questa percentuale rivela l'importanza della variabile demografica nel contribuire al boom dell'accompagnamento.
La misura, poi, costituisce il principale trasferimento pubblico utilizzabile per sostenere il costo delle badanti. La crescita esponenziale della loro presenza, dall'inizio dello scorso decennio, ha rappresentato una causa decisiva della diffusione dell'indennità. Il ricorso alle badanti è stato, a sua volta, spinto dalla scarsità di servizi pubblici per l'assistenza ai non autosufficienti. Lo Stato, dunque, ha risposto all'aumento dei grandi anziani fornendo pochi servizi e assicurando un contributo economico alle famiglie, affinché potessero organizzarsi con il "fai-da-te", principalmente fondato sulle assistenti straniere.
Una distribuzione squilibrata
Cottarelli segnala, in modo opportuno, una percentuale di anziani che ricevono l'accompagnamento decisamente superiore alla media nazionale in alcune Regioni, perlopiù meridionali. La differenza è in parte dovuta a maggiori tassi di non autosufficienza, fenomeno che risulta sempre più diffuso dove minori sono il livello di sviluppo economico e il grado di istruzione (è il caso del Sud). Inoltre, se è vero che in tutta Italia esistono pochi servizi, nel Mezzogiorno la situazione è molto critica.
Tutto ciò non basta, però, a spiegare la peculiarità del Sud. Un'altra causa risiede nella funzione sostitutiva delle carenti politiche contro la povertà che nel Meridione viene tradizionalmente svolta dalle prestazioni d'invalidità civile. È cosa nota, già nell'84 Ciriaco De Mita la rivendicava apertamente dichiarando che «se al Nord c'è la cassa integrazione, al Sud ci deve essere la pensione d'invalidità». Più recentemente questo compito di sostegno economico delle famiglie deboli sembra essere divenuto prerogativa dell'indennità. Perciò la necessaria revisione dei criteri per riceverla, discussa più avanti, potrebbe essere avviata solo parallelamente all'introduzione di quella misura nazionale contro la povertà (reddito minimo) che esiste in tutti i Paesi europei, tranne Italia e Grecia.
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