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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2014 alle ore 09:36.
L'ultima modifica è del 31 dicembre 2014 alle ore 10:50.

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Il vice del Csm Giovanni Legnini parla del «protagonismo» delle toghe, dei rapporti con la politica, dei casi Milano e Palermo e della comunicazione «cruciale per la credibilità della giustizia».

Non ci sta a generalizzare l'accusa di «protagonismo» perché i magistrati «hanno diritto di esprimere le loro opinioni fatto salvo il dovere di riservatezza sui procedimenti assegnati» e perché «la corretta comunicazione di iniziative e decisioni giudiziarie è cruciale per il recupero di credibilità e il prestigio della giustizia». Perciò «sbaglia» chi accusa di «protagonismo» il Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone che, parlando di Mafia-Capitale, ha fatto invece «corretta informazione». Il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini - 56 anni, eletto dal Parlamento (in quota Pd) dopo essere stato sottosegretario all'Editoria con il governo Letta e all'Economia con il governo Renzi - affronta in questa intervista i nodi più spinosi di questi primi tre mesi di consiliatura: dal presunto appiattimento del Csm sulla politica al caso Milano, dalla nomina del Procuratore di Palermo alle frizioni tra Renzi e le toghe.
Presidente, si fa un gran dire che il conflitto politica-magistratura è alle spalle, che occorre reciproco rispetto, che sulle riforme bisogna cercare ampia convergenza... e poi il premier, di fronte alle critiche delle toghe, risponde che «l'Anm sarebbe più apprezzata dagli italiani se parlasse con le sentenze, come il 99% dei magistrati», negando che sia un interlocutore (pur rappresentando il 99% dei magistrati). Ma così non si ripropone surrettiziamente la «delegittimazione» delle toghe di berlusconiana memoria?

Fin dall'inizio del mio mandato ho detto che avrei fatto in modo che nei fatti si evidenziasse il ruolo ben distinto di Anm e Csm. Io posso parlare per il Consiglio mentre non posso dire nulla sul vivace scambio di vedute tra Anm e premier. Il Csm ha tra i suoi compiti istituzionali quello di parlare con il governo attraverso pareri e proposte. Lo abbiamo già fatto, sul dl sul civile e sul ddl sulla responsabilità civile dei magistrati, e continueremo a farlo con determinazione e appropriatezza. Devo dire che lo stesso ministro della Giustizia, nel plenum dell'11 novembre, ha sollecitato un rafforzamento di questa nostra prerogativa attraverso la presentazione anche di proposte. Perciò abbiamo deciso di riproporre, dopo 4 anni, la relazione al Parlamento, il cui iter è cominciato il 22 dicembre, che avrà due temi principali: l'organizzazione e le riforme. Quanto alla delegittimazione, ove iniziative legislative fossero lesive delle prerogative dei magistrati, e quindi delegittimanti, noi reagiremmo, perché compito del Csm è anche tutelare il loro prestigio e autorevolezza, beni preziosi per la giustizia e la democrazia.

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