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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2014 alle ore 09:36.
L'ultima modifica è del 31 dicembre 2014 alle ore 10:50.

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Le critiche argomentate alle scelte del governo non dovrebbero essere considerate una patologia. Eppure la politica continua a rappresentarle come usurpazione di potere e fa pressione per silenziarle o attenuarne i toni, anche con questo Csm. Ma così non si svilisce, tra l'altro, la dialettica istituzionale?

Rivendico il diritto-dovere del Csm di esprimere pareri, perché lo prevede la legge. Ritengo che la polemica sulla «terza Camera» sia datata e archiviata. Va da sé che quando si dà un parere si esprime un consenso o un dissenso. Se c'è stata qualche mia mediazione è stata solo per concentrare le critiche sull'adeguatezza del testo rispetto alle sue finalità e al suo impatto, evitando invasioni sulle diverse opzioni di politica giudiziaria. Se ci manteniamo nel perimetro delle nostre prerogative è probabile che la voce del Csm si riveli più forte e autorevole. Governo e Parlamento potranno non tenerne conto, ma noi vogliamo svolgere questo compito fino in fondo. Quindi: nessun atteggiamento rinunciatario ma volontà di dare un contributo a buone riforme, come quella sulla tenuità del fatto.
I rapporti tra Csm e politica sembrano cambiati e tra i laici di centrodestra e centrosinistra prevale un inedito unanimismo. C'è chi parla di appiattimento sulle posizioni di governo. Tra gli “indizi” spicca la singolare maggioranza che ha eletto Francesco Lo Voi Procuratore di Palermo a dispetto dei criteri più volte richiamati nella scelta dei dirigenti (capacità organizzativa in primis). Tutti i laici hanno fatto quadrato, a prescindere da quei criteri, sul candidato di Magistratura indipendente, il cui leader – Cosimo Ferri – è sottosegretario alla giustizia. Più che di condizionamenti correntizi, forse si tratta di condizionamenti politici?

Assolutamente no. Escludo categoricamente qualunque ingerenza, mio tramite o tramite altri laici, del governo e delle parti politiche sulle scelte fatte e future. Altra cosa è il ruolo dei laici eletti dal Parlamento. Sì, noi stiamo favorendo un punto di vista dialettico e autonomo dei laici anche per corrispondere di più all'ispirazione costituzionale sulla composizione del Csm e perché questa autonomia di pensiero e di proposta della componente laica può costituire il lievito per superare le pratiche deteriori del correntismo. La dimostrazione è proprio il caso-Palermo: dissi con chiarezza che qualora non fosse maturata una larga intesa sul capo della Procura - e non è un mistero che io abbia lavorato in modo trasparente per una soluzione largamente condivisa - di fronte alla persistente divisione delle tre componenti togate il punto di vista dei laici sarebbe risultato decisivo. E così è andata e io rivendico di aver garantito la correttezza del confronto e del voto su questa importante scelta.

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