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Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2010 alle ore 17:42.
Un sindaco illuminato che assume un imam al Dipartimento di polizia. Un esperto in grandi negoziati, consulente del presidente americano, secondo il quale le tecniche tradizionali di contrapposizione frontale hanno perso ogni efficacia. Un paese come il Ruanda, dilaniato da un genocidio con un milione di morti, che apre i "villaggi della riconciliazione" dove sopravvissuti e carnefici imparano a ricominciare insieme.
E se l'altro fosse qualcuno con cui è possibile aprire un dialogo, trovare spazi d'intesa nel rispetto reciproco? Certo, è più facile vedere i terreni di scontro, l'insicurezza, la paura del diverso, che ancora un paio di settimane fa hanno fatto triplicare i seggi del partito xenofobo nella aperta e liberale Olanda, icona della tolleranza etnica.
In questo numero dedicato all'"altro" Ventiquattro ha deciso di guardare piuttosto alle storie di inclusione, ai fermenti positivi, alle aperture di credito. E poco importa se in alcuni casi, gratta gratta, si intravedono scopi meno nobili, come nello "sdoganamento" delle coppie gay nelle fiction di successo del mondo anglosassone. Dietro c'è il marketing, che va a caccia di un target con un potere d'acquisto stimato in 600 miliardi di dollari a livello mondiale, ma nel contempo la televisione conferisce dignità e normalità a ciò che fino a pochi anni fa scadeva a livello di macchietta.
Il sindaco che ha assunto l'imam è Michael Bloomberg: Khalid Latif, 28 anni, lavora alla polizia di New York, dove consiglia e aiuta i colleghi musulmani, visita le comunità islamiche in giro per l'America e diffonde i suoi sermoni via podcast (lo ascoltano in 120 paesi). Dà consigli pratici: come comportarsi se si è in pattuglia durante il Ramadan? Tatuaggi e musica rap si addicono a un adolescente musulmano? Predica la fedeltà alle proprie radici religiose ma promuove l'inclusione.
Due giovani architetti con studio a Caracas hanno invece trovato un modo insolito di collegare i fatiscenti slum della capitale al centro città. Con una funivia, utilizzando le stesse cabine che portano sulle piste delle Alpi. Il risultato è stato incoraggiante: a poco a poco gli abitanti della baraccopoli hanno riacquistato orgoglio e un po' di fiducia. Adesso c'è persino chi pubblicizza sul tetto di casa la propria piccola attività commerciale.