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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2010 alle ore 10:21.
Restare in Italia o andare via? È questo il tema della prima puntata di "Vieni via con me", il programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano di cui va in onda su RaiTre stasera il primo di quattro appuntamenti. Dice Fazio alla Stampa: «Chiunque non sia un mistificatore sa che questo è diventato un paese invivibile. Il disagio è diffuso, andarsene può essere un segno di resa, oppure l'unica via di uscita». Ma non è un invito a gettare la spugna: «Il nostro è un programma patriottico, quando si ama si dice la verità».
Quasi nulla trapela sull'annunciato monologo di Roberto Benigni: «Farà sbellicare dalle risate. Non ha provato nulla, viene gratuitamente» sottolinea Fazio «e quindi sarà ancora più libero del solito». E ancora: «Ho un grande entusiasmo verso questo programma», «lavoro per la Rai e ho sempre riconosciuto a chi la dirige il diritto di decidere se fare o meno qualcosa. Se però si decide di fare, allora si fa. A un certo punto, per poter andare avanti, ci siamo molto aiutati da soli».
Quanto al perché di un programma con Roberto Saviano Fazio spiega che «il servizio pubblico ha senso perché manda in onda una persona come lui. Rappresenta l'idea della legalità, è giusto che oltre alla protezione fisica goda della protezione morale della tv di Stato».
Proprio lo scrittore oggi interviene su Repubblica con una dura requisitoria contro i vertici Rai per dire, «vorrei rivolgermi ai giovani stasera per spiegare che la macchina del fango non è nata oggi ma lavora da tempo». In altri termini: «Se ti poni contro certi poteri questi risponderanno sempre con un'unica strategia: delegittimare» il rivale agli occhi dell'opinione pubblica. Una «disinformazione che è più sottile della semplice calunnia». E insomma, sottolinea Saviano, «la macchina del fango è il tema della prima puntata».
A cominciare a quanto pare dai meccanismi Rai: Saviano parte con un j'accuse alla dirigenza relativo alle difficoltà che hanno circondato l'avvio del programma. «Se fossimo stati in silenzio accettando le condizioni che la Rai di Masi ci stava dando - scrive Saviano - avrebbero realizzato un programma che non era quello che avevano in mente». E parla del nuovo meccanismo della censura: «Porre difficoltà alla realizzazione di un progetto, ma nell'ombra e poi far parlare i fatti: andate male, non vi guarda nessuno, avete fatto ascolti da terza serata».