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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2011 alle ore 17:10.

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Nelle sale arriva lo sconvolgente «Kill Me Please», film vincitore dell'ultimo Festival di RomaNelle sale arriva lo sconvolgente «Kill Me Please», film vincitore dell'ultimo Festival di Roma

rappresenta quindi una visione durissima, sarcastica e terribile al tempo stesso, che ci sentiamo però di consigliare caldamente: non soltanto per il grande spessore cinematografico, ma anche per allontanarsi da quel buonismo spesso troppo zuccheroso e melenso delle pellicole uscite durante le feste.

Gli altri titoli della settimana
Fra gli altri nuovi titoli di questa settimana sono diverse le commedie ben più politically correct di «Kill Me Please», ad esempio «La versione di Barney» (tratto dal best seller di Mordecai Richler e già presentato in concorso all'ultima Mostra di Venezia) di Richard J. Lewis o «Vi presento i nostri» di Paul Weitz con Robert De Niro e Ben Stiller, che dovranno battagliare al botteghino con una pellicola di genere completamente diverso: «Skyline» dei fratelli Colin e Greg Strause.

Skyline
Questo film mette in chiaro fin dall'incipit la sua appartenenza al sottofilone fantascientifico (sempre di moda) dell'invasione aliena sul pianeta Terra: è notte su Los Angeles quando, al termine dei titoli di testa, assistiamo alla caduta dal cielo di giganteschi fasci luminosi che attirano gli esseri umani prima di farli sparire improvvisamente nell'aria. Un piccolo gruppo di sopravvissuti, che si trova all'interno dell'appartamento di un grattacielo, cercherà di lottare per mettersi in salvo da quella terribile minaccia.

Una storia come tante quella di «Skyline», che s'ispira alle tradizionali pellicole del cinema di fantascienza ma che allo stesso tempo prende certamente spunto da titoli molto recenti come «La guerra dei mondi» di Steven Spielberg e «Cloverfield» di Matt Reeves. Se però quest'ultimo film (con il quale ha in comune anche la sequenza flashback di una festa pre-invasione aliena) era una fondamentale metafora sulle paure del popolo americano derivanti dall'11 settembre (non a caso era ambientato a New York), in «Skyline» manca qualsiasi tipo di seria riflessione fantapolitica che l'avrebbe reso un prodotto quantomeno sensato. Persino la classica storia d'amore fra due dei protagonisti non trova mai una sua ragion d'essere e prende una piega sempre più retorica e inconcludente col passare dei minuti.

L'unico vero pregio, soprattutto visto il basso budget a disposizione, sembra essere l'apparato visivo-scenografico del film: il merito è direttamente da attribuire ai fratelli Strause (alla seconda fatica da registi dopo «Alien vs. Predator 2» del 2007) che nella loro carriera hanno lavorato agli effetti speciali di opere come «Avatar» di James Cameron, «300» di Zack Snyder e «Il curioso caso di Benjamin Button» di David Fincher. Le buoni doti spettacolari di «Skyline» (messe comunque completamente a frutto soltanto in alcune sequenze) non bastano però a tenere a galla una storia così vuota e superficiale da dare l'impressione che il soggetto sarebbe stato più indicato per una puntata di una serie televisiva di fantascienza (alla «Fringe», per intenderci) piuttosto che per un lungometraggio cinematografico.

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