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Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2011 alle ore 20:45.
L'annosa vicenda del papiro cosiddetto di Artemidoro è ormai conclusa: il voluminoso reperto con un lungo testo in greco antico, inizialmente attribuito al geografo Artemidoro di Efeso (II sec. a C.), ora si rivela una contraffazione dell'‘800, realizzata dal falsario greco Costantino Simonidis. In questi anni prove cogenti sono state man mano evidenziate da Luciano Canfora, filologo dell' Università di Bari, e da eminenti antichisti. Ma la pistola fumante, la prova dirimente è costituita da un documento, recentemente ritrovato, direttamente proveniente da Costantino Simonidis, conservato in una sezione dell'Archivio di Stato di San Pietroburgo.
La pistola fumante
È una lista di 81 titoli di scrittori greco-antichi redatta dal Simonidis il 1° gennaio 1850 e presentata all'Accademia delle Scienze di quella città con la speranza di far pubblicare almeno qualcuno dei falsi. Ogni titolo è largamente commentato dallo stesso Simonidis: veniamo a capire che non sono testi totalmente inventati, ma per lo più costruiti - come riassunti - a partire da opere conosciute. Abbondano così scritti di cui si conoscevano solo citazioni indirette, frutto di autori posteriori: proprio dette citazioni servirono al Simonidis per dare credibilità ai suoi falsi.
In questa lista finalmente l'evidenza di quanto ormai già chiaro: la presenza di riassunti di opere geografiche e in particolare di un "tà geographikà", a questo punto certo riferimento alla "Geografia" artemidorea, contenuta nel nostro papiro.
Ma c'è di più a rafforzare una certezza ormai dirompente: un elemento distintivo, quasi una firma, che casualmente il falsario Simonidis mise nella sua contraffazione. Dalla lista di San Pietroburgo si ricava che egli studiò e trascrisse le epigrafi greche della città caria di Priene dove è presente un raro simbolo numerico, espresso in alfabeto cario. Ebbene lo stesso simbolo si trova nel nostro papiro di Artemidoro ed è del tutto assente in tutti i papiri, di tutte le epoche, finora trovati; si trova solo qualche volta in documenti incisi su pietra, risalenti al IV-III sec. a. C.
Ora capiamo cosa è successo: Simonidis conosceva quel simbolo, da lui notato nelle epigrafi carie e lo ha utilizzato nel papiro di Artemidoro da lui creato. Insomma una sorta di inconsapevole firma. Egli non si poteva rendere conto dell'anacronismo che creava perché all'epoca (attorno al 1850) ben pochi papiri erano stati scoperti e la constatazione, che oggi noi facciamo, era impossibile.