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Questo articolo è stato pubblicato il 01 aprile 2011 alle ore 13:41.

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Bruno Ganz (a destra) nel ruolo di Tiziano Terzani ed Elio Germano nel ruolo del figlio Folco in una scena dal film "La fine e' il mio inizio", tratto dal best seller dello stesso Terzani e firmato da Jo Baier. (Ansa)Bruno Ganz (a destra) nel ruolo di Tiziano Terzani ed Elio Germano nel ruolo del figlio Folco in una scena dal film "La fine e' il mio inizio", tratto dal best seller dello stesso Terzani e firmato da Jo Baier. (Ansa)

Otto film per una data curiosa. E allora vi tranquillizziamo subito: in quest'articolo non ci saranno scherzi, giudizi rovesciati o notizie false inseguendo la burla obbligatoria ogni inizio d'aprile. E' un week-end pienissimo, per tutti i palati e con il rischio che qualche opera meritevole venga schiacciata dalle forze di nemici più "coperti".

Poetry
E partiamo proprio, allora, dai film più piccoli. Da quel Poetry, che trova grazie alla Tucker Film la via delle sale italiane dopo aver conquistato il premio per la miglior sceneggiatura allo scorso Festival di Cannes. Film fluviale, tutto incentrato sulla forza della poesia, contrapposta a mostri come l'Alzheimer e il bullismo. Una donna anziana trova fuori e dentro di sé versi meravigliosi, ma anche la dura realtà.

E così si rimane conquistati dal tema scelto da Lee Chang-dong e dalla delicatezza del suo racconto, anche se la forma e la durata rendono ostica un'opera comunque importante. Presentato al Florence Korea Film Fest in anteprima, dovrà lottare molto con le sue poche decine di copie. Così come farà anche «Questo mondo è per te«, gran bella sorpresa che esce dalla macchina da presa e dalla penna di Francesco Falaschi (e della coppia Bologna- Ruzzante), già autore di «Emma sono io» e del buon «Last Minute Marocco». Raccontino di formazione che in 80 minuti percorrel'estate post maturità di un ragazzo con un po' d'arte e nessuna parte (Matteo Petrini, bravo), alle prese con i cambiamenti della vita.

Un babbo burbero che si scopre vulnerabile (Paolo Sassanelli, ottimo), un amico che vuol prendere la retta via (Edoardo Natoli), un amore acerbo (Eugenia Costantini), la realtà precaria che va a tamponare la sua fantasia artistica. Una commedia dolce e malinconica, costata 350.000 euro senza finanziamenti pubblici, tra sponsor e tax credit esterno, narrata con mano lieve e capace. Si sorride e ci si intenerisce e grazie a una scrittura insolita e briosa, si arriva con soddisfazione alla fine. Falaschi merita la prova del fuoco, merita produttori e distributori coraggiosi e con risorse adeguate.

Ne aveva, di sicuro, «Kick-ass», che tra i produttori annovera Brad Pitt, l'autore del fumetto da cui è tratto, Mark Millar, e il regista, Matthew Vaughn. E quest'ultimo ha il pregio di restituire la goliardica follia del fumetto- pur con una regia elementare e con scenografie in lotta impari con il tratto del mitico John Romita jr- non riuscendo, però, laddove anche la storia su carta si impantanava. Millar, autore di questo geniale supereroe umanissimo e adolescente, non ha mai saputo fargli fare il salto di qualità a quello che rimane, alla fine, è un soggetto brillante e irriverente. E alla fine del film si rimane con l'amaro in bocca, molte delle promesse iniziali non vengono mantenute, il divertimento puro e il non sense si mangiano la potenza e il potenziale di un fumetto e un film che potrebbero essere molto altro.

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