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Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2011 alle ore 07:44.

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Il poeta Neri: amo i racconti di Maupassant. Se Strauss-Kahn li avesse letti sarebbe stato più prudenteIl poeta Neri: amo i racconti di Maupassant. Se Strauss-Kahn li avesse letti sarebbe stato più prudente

Parola di poeta: «Per avvicinare un pubblico vasto alla letteratura, sicuramente una prosa breve è la forma più adatta. Anche la poesia è breve, anzi più breve di un racconto, ma richiede concentrazione per essere capita. Quella concentrazione che un lettore di giornale non sempre è disponibile a dare». A parlare è Giampiero Neri (Neri pseudonimo di Pontiggia), classe 1927, raffinato poeta, nonchè fratello del famoso scrittore Paolo Pontiggia che commenta così la nuova iniziativa dei Racconti d'autore del Sole in edicola da domenica

Neri ci confessa di essere stato iniziato alla letteratura proprio dai racconti dello scrittore francese Guy de Maupassant. «Un maestro del genere.Tutti i suoi racconti, anche i più brevi, hanno sempre un motivo di riflessione. La lettura non si esaurisce nella piacevolezza del racconto». Lo stile è geniale: non si sofferma sull'effetto, è veloce, concentrato, rifugge dal fraseggio inutile, è nudo o - come direbbe Cicerone - fuori di ogni ornamento». Maupassant è accattivante, malizioso, profondo conoscitore dell'animo umano.

E azzarda Neri: «Se Dominique Strauss Khan, il direttore del Fmi accusato di stupro negli Stati Uniti - un personaggio intelligente, brillante, prestigioso, potente, attualmente al centro di una vicenda che ha tanto l'aria di una trappola e che avrebbe sicuramente incuriosito Maupassant - avesse letto i suoi racconti, sarebbe stato forse più guardingo». Invece non è stato abbastanza riflessivo, ha ceduto all'impulso, comportamento non adeguato ad un uomo della sua età e in un paese straniero dove certi reati (sessuali) sono oggetto di forte repressione».

Maupassant, l'arte, ma quando un racconto diventa arte?
«Deve dare l'idea di una ricerca espressiva; leggere un fatto di cronaca senza fermarsì lì, andare oltre la vicenda, alludere all'eternità. Questo vale per tutti i grandi scrittori e per l'arte in generale». A proposito di ricerca espressiva Neri cita Kafka, definendolo uno dei pilastri del Novecento, definisce il famoso romanzo America «un racconto lungo, più che un romanzo breve» e invita a leggere anche dei semplici estratti, dove la presenza dell'arte traspare molto vivamente.

Tra le donne, Neri ama particolarmente la Katherine Mansfield, grande scrittrice di racconti molto brevi: «il suo sguardo su qualunque cosa si posi va sempre oltre».

Continua Neri: «Un autore, in genere, si impegna sugli inizi e sul finale di un racconto o romanzo più che sulle parte strutturali interne. A volte bastano solo quelle poche pagine per dare, come un'ouverture sinfonica, il tono all'opera. Un caso emblematico è il primo capitolo del Dottor Zivago: una pagina e cinque righe di straordinaria bellezza artistica».

Il nostro poeta nutre invece qualche riserva su Philip Roth: «alcune sue cose sono bellissime altre un pò meno. Non mi piace ad esempio il suo modo di trattare l'amore, il sesso. Mi sembra troppo duro. La sua scrittura mi ricorda, a volte, certe superfici meccaniche».

E conclude: «La vita, in fondo, non è poi così cinica e spietata come lui la descrive, ma è anche banale e comprende molti momenti di abbandono».

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