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Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2011 alle ore 16:49.

Dieci anni e sentirli proprio tutti, non in termini di aggravio ma di… peso specifico: La Torino Piemonte Film Commission è arrivata al decimo compleanno con un bilancio di 383 produzioni fra lungometraggi, fiction, soap opera, corti, documentari, spot e videoclip, per un investimento totale di oltre 287 milioni di euro.

Ha festeggiato la ricorrenza sulla Croisette, alla presenza, fra gli altri, dell'amministratore delegato di Cinecittà Luce, Luciano Sovena e del direttore della Cineteca nazionale Enrico Magrelli, della regista Alice Rohrwacher, che ha presentato il suo film d'esordio, «Corpo celeste», alla Quinzaine des realizateurs, e di molti dei produttori attivi oggi nel cinema italiano.

Fra i 126 lungometraggi eccellenti prodotti con il contributo della Tpfc in questi dieci anni ci sono, andando a ritroso nel tempo, «Il gioiellino» di Andrea Molaioli, «Noi credevamo» di Mario Martone, «Vincere» di Marco Bellocchio e «Il divo» di Paolo Sorrentino. Proiettandosi nel futuro, invece, fra le uscite più attese ci sono «L'industriale» di Giuliano Montaldo sull'attuale crisi economica italiana, con Pierfrancesco Favino nel ruolo del titolo, e Breve storia di lunghi tradimenti di Davide Marengo, il regista di «Notturno bus».

In estate poi verrà dato il ciak di avvio a «Il comandante e la cicogna» di Silvio Soldini,«Romanzo di una strage» di Marco Tullio Giordana, sulla strage di Piazza Fontana, e il «Dracula» in 3D di Dario Argento.

Steve Della Casa, presidente sia della Torino Piemonte Film Commission che di Film Investimenti Piemonte (Fip), la struttura finanziaria che della Tpfc è azionista unica, si dichiara molto soddisfatto del primo decennio di attività: «Questo compleanno capita in uno dei nostri momenti migliori: quest'anno ci hanno assegnato anche il Nastro d'argento per la nostra partecipazione a Noi credevamo, il film più premiato del 2011. Sono anche contento che tutte le altre film commission che si muovono sul territorio nazionale in qualche modo ci abbiano preso a modello e usino il nostro know how per fare a loro volta meglio il loro lavoro. Credo che in questo la Tpfc sia diventata una risorsa importante per il cinema italiano».

Qual è l'indotto generato dalle produzioni della film commission piemontese?
«Ogni euro che investiamo in una produzione ne porta una ventina in spese sul territorio: a Torino si sono formate due squadre complete di tecnici cinematografici, ci sono alberghi e ristoranti che prosperano grazie all'attività del cinema, sono nate una serie di imprese che prima non esistevano proprio attraverso la nostra operatività. A questo serve anche l'attività del Cineporto di Torino, che di fatto ormai si autofinanzia e che è servito a mettere in rete le competenze locali in campo cinematografico. Oggi il Cineporto ha sette uffici che offrono svariati servizi alle produzioni e che lavorano per il cinema italiano a pieno regime».

In che cosa consiste invece l'attività del Fip?
«E' una società che abbiamo costruito per fornire al cinema una leva finanziaria, entrando anche dentro i film per rilevare una parte dei diritti - ad esempio quelli di pay tv e dell'estero - intervenendo anche in tema di tax credit nei confronti delle aziende piemontesi: se un film ha ancora una quota di tax credit non coperta, Fip si impegna a fornirgliela attraverso i contatti che ha con le industrie, le banche, le società locali».

Qual è secondo lei la forza della Tpfc?
«Il lavoro della Film commission è prettamente industriale, ma va di pari passo con quello del museo del cinema e dei festival ad esso collegati, che è invece un lavoro culturale. Questo significa che siamo riusciti a far convivere l'anima commerciale e quella culturale che il cinema possiede fin dal suo inizio, ma che oggi spesso non riescono a mettersi relazione l'una con l'altra. Credo sia questa la vera forza che abbiamo messo in campo».

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