Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 10 agosto 2011 alle ore 19:08.

My24
Maribel Verdù in una foto d'archivio (Sgp)Maribel Verdù in una foto d'archivio (Sgp)

Documentario, la parola d'ordine della Settima Arte degli ultimi anni: nella crisi finanziaria, creativa e strutturale del cinema moderno, questo genere un tempo bistrattato ora trova sempre più spazio. Meritatamente. Se però dobbiamo cercare una rassegna che gliel'ha sempre dato, quello è proprio il Festival di Locarno.

E allora proviamo a sciorinarne due... e mezzo visti in questa prima settimana festivaliera. Piace «Milano 55,1- Cronaca di una settimana di passioni», fuori concorso, coordinato da Bruno Oliviero e Luca Mosso. Una bella sorpresa oltre che un progetto ardito. Decine di registi a seguire la campagna elettorale che ha portato Pisapia a diventare sindaco di Milano. Ma non guardando la "campionessa" uscente e lo sfidante, ma i due all'angolo, o meglio gli sparring partner. Quelli che con loro hanno combattuto per poi sostenerli: l'indipendente Boeri e il leghista Salvini.

Intuizione eccellente, come quella di affidarsi a più mani e più occhi. Si trova un linguaggio comune e allo stesso tempo estremamente vario, sia cinematograficamente che politicamente. Ad aiutare questo progetto anche lo spessore dei "protagonisti" decisamente più veri e meno imbalsamati di chi la sedia da primo cittadino se la giocava all'ultimo voto. Pisapia, poi, avrebbe vinto proprio con il 55,1% del titolo, ma per capire Milano e forse l'Italia tutta, questo film è decisamente utile e illuminante.

Vol spécial
Da recuperare, ad ogni costo, «Vol spécial» di quel grande regista che è Fernand Melgar. Un documentario che potrebbe vincere il Pardo d'Oro, vista la lungimirante scelta del direttore Olivier Père di metterlo in concorso. E lo meriterebbe tutto, questo ritratto straziante e implacabile dei nostri tempi. Siamo nel centro di detenzione amministrativa di Frambois, in Svizzera. E come ne «L'ospite inatteso», film di finzione che (ri)lanciò Richard Jenkins, o nel bella Illégal, troviamo una delle più grandi tragedie moderne, quella dei sans papiers.

Dopo anni in Svizzera degli uomini, spesso per violazioni senza importanza, vengono scoperti senza documenti. Devono essere rispediti a casa dopo aver pagato per una vita le tasse, dopo che una vita se la sono costruita proprio in terra elvetica. Vengono estirpati dalla famiglia, dalla terra che avevano adottato (ma che li aveva sempre rifiutati, spesso sono richiedenti asilo politico), da se stessi. Noi li vediamo nella quotidianità del limbo, in attesa del «Vol spécial» che li riporterà a casa, senza più diritti civili neanche in patria (il vol normal, invece, gli consentirebbe di conservare almeno quelli, ma gli toglierebbe la minima speranza di restare). Un quadro fosco e drammatico che Melgar, con il suo talento di cineasta sensibilissimo, tinteggia con bravura.

Ci prendiamo le ultime righe per il "mezzo". Parliamo di «1395 Days Without Red», ultimo lavoro di Anri Sala (con Selja Kameric). Film a tutti gli effetti, ma con stile documentaristico, ci riporta nella Sarajevo assediata della maledetta guerra nei Balcani che squassò l'ex Jugoslavia. Attraverso il volto meraviglioso di Maribel Verdù - che attrice, qui praticamente muta, ma perfetta - e una città unica, ci racconta una storia quasi alla Mihaileanu (si parla di una concertista e delle prove dell'Orchestra Filarmonica: lei deve riunirsi al gruppo), individuale e universale. Perché il documentario, ormai, non ha confini, lascia entrare ed uscire suggestioni, stili, interpretazioni. E Locarno le coglie al volo.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi