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Questo articolo è stato pubblicato il 11 agosto 2011 alle ore 18:45.

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Maribel Verdù: "Datemi Clint Eastwood!"Maribel Verdù: "Datemi Clint Eastwood!"

Bellissima, appena compiuti i suoi primi 40 anni, Maribel Verdù ci accoglie con un sorriso irresistibile all'Hotel Belvedere di Locarno. È qui per 1395 Days whitout Red, film di Selja Kameric e Anri Sala. Una concertista che in una città, splendida e unica, martoriata dall'assedio e dalla guerra- Sarajevo- cerca di riunirsi all'Orchestra Filarmonica, con cui deve provare ed esibirsi. Una storia gentile in un tempo durissimo, inserita nell'omaggio a Sala che il 64imo Festival di Locarno gli tributa. L'incontro con Maribel diventa presto uno sguardo sul cinema e sulla sua carriera.

Che esperienza è stata quella con Anri Sala?
Meravigliosa, ho scoperto una città che non conoscevo, Sarajevo. Un luogo incredibile, unico, in cui le persone vivono ogni giorno come se fosse l'ultimo, con generosità ed energia. C'è una vitalità enorme, che credo si senta anche nel film. Avrei voluto visitarla anche prima della guerra. Il film mi ha consentito di interpretare un personaggio quasi muto, con caratteristiche nuove per me.

Lei è un'attrice camaleontica: sullo schermo ha provato tutti i generi e tutti i ruoli.
Tutti no, ma molti sì. Il cinema è speciale per questo, è uan filosofia di vita, è un abito culturale che rende un paese più bello e le persone migliori. Va protetto anche per questo. E a me, come attrice, ha consentito di provare tutto quello che nella vita non avrei neanche il coraggio di pensare: il mio prossimo film sarà un Biancaneve e i Sette Nani in bianco e nero in cui sarò la strega cattiva che uccide tutti. Un gusto incredibile interpretare una donna così! In verità stavo girando anche in Italia con Anna Di Francisca (dovrebbe parlare di Comos Estrellas Fugaces- ndr), ma ci hanno stoppato il film dopo quattro settimane, a due dal termine delle riprese. Erano finiti i soldi, un dolore enorme, trovo inspiegabile soffocare così un'opera d'arte. Mi dispiace che il cinema italiano viva questo momento così difficile. Su quel set tra l'altro c'era anche Miki Manojlovic, che genio.

Lei ha recitato per registi straordinari, da Alfonso Cuaròn a Francis Ford Coppola. Ci racconta queste esperienze?
Di Alfonso parlo sempre con piacere, mi ha consentito, peraltro, di recitare con Francis: Coppola, infatti, mi aveva già visto in Y tu mama tambièn e mi aveva apprezzato molto. Poi mi ha vista anche ne Il labirinto del fauno di Guillermo del Toro, ma non mi aveva riconosciuta! Non poteva credere fossi io. Alfonso è un genio, ha il cinema nel sangue, sa tirarti fuori la passione, la forza, il talento, spero di lavorare molte altre volte con lui: Y tu mama tambièn è il film che a volte capita una sola volta nella carriera di un'attrice, o neanche quella. Coppola è come un padre, un maestro che sa essere affettuoso e attento, ricordo che a volte mi faceva sedere sulle sue ginocchia, molto tenero. Un uomo di grande umanità. Sono stata fortunata, ho lavorato con molti grandi cineasti.

Ultima domanda: c'è un ruolo che le manca?
No, per me non è importante cosa faccio, ma come. Odio gli attori intensi, quelli che enfatizzano, ho bisogno di impegnarmi al massimo ma senza essere totalizzata dal mio personaggio, la mia vita fuori è più importante del resto. Non ho fatto scuole, ho imparato sul set, forse in questo la mancanza di un'istruzione specifica mi ha aiutato. Posso dirti un regista con cui vorrei lavorare: Clint Eastwood. Il suo modo di raccontare e di fare cinema, semplice, diretto ed emozionante, è unico. Mi cattura e sconvolge ogni volta.

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