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Questo articolo è stato pubblicato il 12 agosto 2011 alle ore 18:46.

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Claudia Cardinale posa con il Leopardo d'Oro (Epa)Claudia Cardinale posa con il Leopardo d'Oro (Epa)

«Claudia Cardinale non è solo leggenda, fa parte della nostra vita e dell'inconscio collettivo di tutte le generazioni. Ed è la più bella donna mai vista al cinema». Parole di Olivier Père, completo bianco d'ordinanza e viso leggermente velato di rosso, a denunciare l'emozione di un incontro speciale.

Ha ragione da vendere il direttore del Festival del film Locarno, accanto a lui c'era il Pardo alla carriera Claudia Cardinale, che qui ha presentato 8 e ½ per poi, stasera, vedersi consegnato il premio in Piazza Grande e regalarsi al pubblico di Locarno, domani, al Forum. L'incontro con lei è l'occasione per sfogliare l'album delle figurine del miglior cinema del dopoguerra e di conoscere meglio una diva che del suo fascino, con gli anni, non ha perso nulla.

«Blake Edwards era un pazzo scatenato, stava davanti alla macchina da presa con le gambe per aria. Era un grandissimo, io amo i pazzi. Sul suo set conobbi David Niven e lui mi disse che con gli spaghetti ero la più bella invenzione degli italiani. John Wayne, invece, mi apostrofò: "ma tu sei un uomo!". Non usavo controfigure, facevo anche le scene più rischiose. Resistetti persino a Fitzcarraldo e a Klaus Kinski! E adoravo Lancaster e Roberts. Mastroianni? Era un latin lover, non dico altro».

Su Sergio Leone ricorda «il suo metodo di lavoro unico: lui la musica per il film la faceva comporre prima del film, la metteva sul set, ce la faceva sentire e solo dopo si girava. Ovviamente non dimenticherò mai La ragazza con la valigia e Zurlini. A Valerio mi lega un ricordo straziante: mi chiamò un giorno per pranzare insieme. Arrivai a casa sua, era vuota: aveva venduto tutto, lui che era un appassionato d'arte. Mangiammo su un cartone e continuava a dirmi quanto mi voleva bene. Due giorni dopo si suicidò, mi aveva chiamato per salutarmi. Non lo dimenticherò mai, ho ancora a casa un quadro che mi regalò. E quel suo film è incredibile, ricordo che fece anche un certo scandalo allora». Ma se Zurlini le diede la ribalta a consacrarla furono Luchino Visconti e Federico Fellini.

«Facevo Il gattopardo e 8 e ½ quasi contemporaneamente. Si odiavano Visconti e Fellini, una mi voleva mora e l'altro bionda, io avevo capelli lunghissimi e dovevo tingermeli di continuo. Erano i due estremi. Col primo era come fare il teatro, serviva silenzio assoluto, Federico invece non creava se c'era silenzio, era magico, trovava il mistero nella banalità. Visconti aveva tutto scritto, l'altro tutto improvvisato». Le frasi della Cardinale sono breve e ficcanti, quella voce "da uomo, Federico mi doppiò", la risata sincera, tutto racconta di una donna e di un'attrice con una vita e una carriera straordinarie, complesse e sfaccettate. E si racconta, rivelando, lei simbolo della femminilità mondiale- nel ballo de Il gattopardo tutti comprendiamo Tancredi- come non la possiamo immaginare.

«Ero una pazza, un maschiaccio, facevo a botte con gli uomini per dimostrare che le donne sono più forti. Ho sempre accettato le sfide, da giovane ricordo che prendevo sempre i treni in corsa, anche se arrivavo in tempo, solo per dimostrare di poterlo fare. Così come lo stare in cast di tutti uomini, come spesso mi è capitato, mi permetteva di competere con loro. La mia filosofia di vita è sempre stata: se vuoi, puoi». Non fa sconti, né si nasconde dietro frasi di circostanza. «Non puoi essere debole se fai questo lavoro, io non mi sono neanche mai sposata per rimanere completamente indipendente. Detto questo, io non voglio che si giudichi la mia vita, ma solo il mio lavoro». E sull'età è altrettanto diretta. «Non puoi fermare il tempo, non ho mai fatto nulla al mio viso, odio il lifting. Credo che il segreto sia rimanere molto attiva, non abbassare mai le braccia». E lei lo sa: ha appena finito di girare con il compagno Pasquale Squitieri una storia di criminalità organizzata, Father, e a novembre sarà sul set di un maestro come Trueba. E noi non vediamo l'ora di vederla di nuovo.

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