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Questo articolo è stato pubblicato il 24 dicembre 2011 alle ore 11:54.

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Di Ermanno Olmi
Buon Natale, tanti auguri, felice anno nuovo! Cos'altro scrivere? In questa vigilia di Natale c'è in giro una gran brutta aria che neanche i cartoncini decorati degli auguri riescono a scongiurare. Nessuno può aiutarci a venirne fuori se non da noi stessi, tutti insieme, con le nostre forze. Ma anche confidando nell'aiuto dei sogni e delle belle favole. Come quella di Gesù Bambino a cui da piccolo anch'io scrivevo la mia letterina per confidargli i miei desideri.

Memorandum / Piccoli, grandi valori in una manciata di noci (di Roberto Napoletano)

Il Cantico di Iacopone (di Armando Massarenti)

Posacenere (di Andrea Camilleri)

La Natività in sette storie (di Gianfranco Ravasi)

Che natale che fa, luoghi comuni sotto l'albero (di Fabio Fazio)

Sono passati più di settantacinque anni. Una vita. E adesso che sono vecchio e le energie affievoliscono, ecco che torno ad aver ancora bisogno di sogni e belle favole. E allora, sommessamente, ma con un nuovo slancio, voglio scrivere a Gesù Bambino che non l'ho dimenticato. Certo: un po' trascurato, questo sì.

Tuttavia Lui sa bene come vanno queste cose. Si comincia che quasi non ce ne si accorge e poi ci facciamo prendere dentro dai cambiamenti del mondo e un po' alla volta si finisce col cambiare anche noi. E così è stato. Appena siamo diventati ricchi abbiamo cominciato a praticare i modi e le mode dell'agiatezza che sono cose, queste, che s'imparano subito e senza bisogno che qualcuno ci spieghi che coi soldi è comunque un gran bel vivere.

E tu invece, caro Gesù Bambino, che sei venuto al mondo in una stalla come l'ultimo dei poverelli, francamente non eri intonato a comparire in mezzo a quel lusso sfavillante delle nostre vetrine sempre traboccanti d'ogni bendidio.

Molto meglio Babbo Natale, ben più rappresentativo del nostro improvviso benessere con quel suo sgargiante costume rosso cocacola, che dispensa doni favolosi come mai s'erano visti prima. Anche questo è stato un sogno. E noi dentro quel sogno.

Ma oggi, una nuova realtà ci sorprende. Dopo tanti anni di spensieratezza, quasi da un giorno all'altro, ci dicono che non siamo più ricchi e che in realtà non lo siamo mai stati per davvero. O se anche lo siamo stati per un po', non poteva durare per sempre.

A ripensarci, adesso sembra quasi che sia stata tutta una messinscena e anche Babbo Natale è ormai un attore secondario e s'è ridotto ad arrampicarsi lungo le facciate delle case, tanto da somigliare più a un ladro che a un fantoccione che porta regali...

Triste Natale del 2011. Natale di sacrifici. Ma non bisogna perdersi d'animo.
Intanto con mia moglie Loredana ci prepariamo ad accogliere i nostri tre figli che sono oramai degli adulti e vivono la loro vita altrove. Ma tornano sempre per il giorno di Natale. Non hanno mai mancato.

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