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Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2012 alle ore 19:03.

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Ma tutto ciò non dimostra granché. D'accordo: per essere considerata come una visione morale, quella espressa da una persona deve collocarsi adeguatamente entro la sua rappresentazione del mondo; ma ciò non dimostra che ci sono verità morali, così come la nostra capacità di distinguere le proposizioni metafisiche da quelle non metafisiche non dimostra che esistono verità metafisiche.
Il nichilismo rispetto alla verità è altrettanto coerente del nichilismo rispetto al bene morale? Si può dire in maniera intelligibile: «Se Dio è morto, nulla è vero, nulla è falso»? Oggi, sono in molti a negare che si possa parlare di qualcosa di vero in assoluto, o vero simpliciter. Si afferma che l'attribuzione della verità a una proposizione va sempre considerata come relativa: a un periodo storico, a una visione culturale, persino a un singolo individuo. Ma questa affermazione deve ammettere un'eccezione, pena il regresso all'infinito.

Mettiamo che per alcuni di voi tutti i filosofi maschi siano degli imbecilli. In una visione relativistica, non ho alcun diritto di dire: «Non è vero». Posso soltanto dire: «Può essere vero per voi, ma non è vero per me». Ma se la relatività di questa verità non ha un limite, non avete alcun diritto di ribattere: «È vero per me», ma soltanto: «Secondo me, è vero per me». Al che posso rispondere: «Secondo me, non è vero neanche per voi».
In questo modo, chiaramente, nessuno di noi arriverà mai a un'affermazione che non possa essere relativizzata ulteriormente: se un affermazione esplicita è quella in cui ogni relativizzazione necessaria è stata resa esplicita, nessuno riuscirà mai ad affermare alcunché esplicitamente partendo da un punto di vista relativistico illimitato.
Il relativista può sostenere che la verità può essere attribuita a una data proposizione solo relativamente a un periodo, a una cultura o a un individuo anche quando tale proposizione non contiene una relativizzazione rispetto a un periodo, a una cultura o a un individuo. Egli deve però concedere che è possibile annettere in assoluto la verità o la falsità a un'attribuzione di verità relativa.

Questo non è ancora nichilismo aletico. Ma siamo molto vicini al nichilismo. Così come stando al soggettivista morale io non ho alcun diritto di affermare che «torturare i bambini è un male», ma solo che «per me, torturare i bambini è un male», stando alla dottrina della relatività della verità, non abbiamo il diritto di affermare che «Giulio Cesare è stato assassinato nel 44 a.C.» o che «nella nostra matematica, il teorema di Fermat è vero». Questo modo di pensare, però, rischia di ridicolizzare qualunque indagine su come stanno le cose o su come sono state. Se, pur esaminando le prove o traendo le conseguenze di quanto è dato sapere con la massima diligenza, non possiamo scoprire altro che il modo in cui le cose appaiono in questo momento o nel nostro ambiente, lo sforzo per scoprire come stanno le cose diventa futile.

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