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Questo articolo è stato pubblicato il 10 agosto 2012 alle ore 18:47.

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Il regista Svizzero Michael Steiner (al centro) posa con le ragazze del cast del suo ultimo film. (Ap)Il regista Svizzero Michael Steiner (al centro) posa con le ragazze del cast del suo ultimo film. (Ap)

E arrivó il momento dell'horror, meglio se ironico e irriverente. Locarno da un po' di anni cerca, verso la fine, di piazzare la zampata di genere, ridendoci su. Questa volta lo fa con un cineasta di casa, quel Michael Steiner che con Grounding raccontó il crack della Swiss Air con il rigore del documentario e l'eleganza di un thriller ben fatto, e che ora l'aereo lo usa solo per portare le concorrenti di Miss Svizzera su un'isola da reality.

Risate e splatter non mancano in Das Missen Massaker (The Swiss Miss Massacre) in cui un cast da infarto- per bellezza e violenza (che subiscono, ma non solo)-, divertente e sarcastico racconto sulla violenza della moderna e volgarissima società dello spettacolo. Perché bionde che hanno più curve del circuito da F1 di Spa-Francochamps o more esplosive fuori e vuote dentro, spesso, possono essere violente e volgari, anche non sfiorando una mosca né pronunciando una parolaccia. Lo possono essere sposando una competitività esasperata volta solo a valorizzare la propria avvenenza, asservendosi a un sistema che le vuole solo come bambole vuote. Steiner, che qui si vuole e vuole soprattutto divertire, mixa questi contenuti alti al trash di un tv improbabile e alle citazioni horror dei più grandi classici del genere, da Halloween a Scream, da Nightmare a Leatherface, attraverso maschere da carnevale e bizzarre uccisioni, con maestria, passione e studiata, geniale goffaggine.

Il regista elvetico cerca le brutture dietro la bellezza, il realismo dietro la fantasia perversa degli assassini più famosi del cinema, cerca di smontare continuamente la tensione che crea, a favore di una risata liberatoria. E i complimenti vanno anche alle attrici che, Meryl Valerie in testa, viso d'angelo e grinta da vendere, hanno giocato sul loro sex appeal spogliandosene con talento. Steiner, forse, si fa solo prendere la mano da un gioco che poteva fermarsi una dozzina di minuti prima e che poteva scegliere un finale decisamente più spiazzante e corrosivo. Ma va bene lo stesso, soprattutto perché produttivamente non ha nulla da invidiare alle strutture industriali principali del cinema internazionale e perché si pone anche sul piano commerciale come una sfida molto intrigante.

Decisamente geniale la colonna sonora, che sa muoversi bene tra suspense e commento ironico, scegliendo melodie "dure" e altre pop, tra l'altro italiane, dai Righeira alla Carrà. Un bel regalo per la Piazza Grande, che continua nel suo processo di rovesciamento di stereotipi e di genere, partito con gli spogliarellisti di Magic Mike, passato per il poliziotto cantonese della stradale che brucia ogni limite di velocità di Motorway e arrivato, appunto, al massacro delle miss.
Merita un accenno la retrospettiva su Otto Preminger, che oggi, peraltro, ha mostrato Anatomia di un omicidio, tra i suoi capolavori, e che in serata proietterà in Piazza Grande Bonjour tristesse alla presenza di una delle attrici, l'incantevole Mylène Demongeot.

Grandi file per i suoi classici, a dimostrazione che nostalgia e apprezzamento per i cineasti che hanno fatto la storia della Settima Arte rimangono intatti, se non potenziati. E la direzione Père ha saputo accarezzare al meglio il gusto raffinato degli spettatori del festival, dedicando la retrospettiva, negli scorsi anni, a Minnelli e Lubitsch. Locarno guarda al passato così come guarda al futuro. Con la stessa curiosità e voglia di (ri)scoperta.

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