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Questo articolo è stato pubblicato il 17 agosto 2012 alle ore 16:21.

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Siete musicisti emergenti? Almost Famous recensisce solo musica indipendente. Inviateci demo, Ep e album più o meno auto-prodotti all'indirizzo almostfamous.ilsole24ore@gmail.com Parleremo di chi ha tante idee e pochi soldi per realizzarle. Spietatamente

L'alternative country in Italia è un oggetto misterioso, persino per molti «consumatori» abituali di musica dal vivo e su supporti vari. Il genere nato dalla preziosa eredità di Gram Parsons che oltreoceano ha trovato negli anni alfieri validissimi in gente come Uncle Tupelo e Wilco qui da noi resta roba per una cerchia abbastanza ristretta di (fortunati) intenditori.
Tra questi c'è Daniele Cutino, 36 anni, cantante e chitarrista. Per un periodo prende lezioni d'inglese al British Council di Roma, lì si ritrova come docente Phil Abram, altro appassionato di Americana (scritto rigorosamente con la «a» maiuscola) che in passato ha suonato la chitarra in varie band della scena musicale britannica.

Daniele scrive canzoni, le fa ascoltare a Phil e nel giro di poco nasce il progetto Daniele Cutino & the No Depression, sfociato nella primavera scorsa nell'omonimo Ep d'esordio. Il gruppo che i due mettono in piedi è completato da Jon Wood al basso e Francesco Mincone alla batteria, con Abram che si prende cura della produzione. Insieme tirano fuori un sound ottimistico e solare, per nulla lo-fi come ci si aspetterebbe visti i modelli di riferimento. Il loro Ep si apre con «The World is Near», un pezzo che potrebbe essere outtake di «Reveal» dei R.E.M. C'è un riff di chitarra elettrica appena un po' sporcata dall'overdrive mentre Cutino all'acustica segue diligentemente la ritmica di basso e batteria. Il ritornello si accende, prima con il supporto di un filo di Hammond poi con un'armonia di fiati purtroppo frutto di un sintetizzatore (i turnisti si sa che costano, ma quanto ci sarebbero stati bene ottoni in stile «Pete Seeger Sessions»…). «I did it for you» è dominata da una doppia voce byrdsiana e scorre via che è un piacere, tra un intermezzo di chitarra alla Peter Buck e un solo di slide che fa pensare al George Harrison solista. Eh sì, perché i Beatles rappresentano l'altra grande passione musicale che unisce Cutino ad Abram.

L'autobiografica «Summertime» nasce da uno scherzo chitarristico e mandolinistico in levare per celebrare l'eterno ritorno dell'estate, stagione dell'amore in cui si nasce, si perde la testa per una donna e si mette su famiglia. Arpeggio alla Jackson Browne per l'intro «Inside», pezzo che ricorda le prove più easy listening dei Wilco e porta con sé la morale spicciola della highway: «All that matters/ you've got inside». A chiudere la cinquina dell'Ep c'è «Fat Man», per la quale valgono più o meno le stesse parole spese su «The World is Near»: l'esercizio più facile consiste nel chiudere gli occhi e immagini Michael Stipe e Mike Mills ad alternarsi nel cantato, perché i R.E.M. più solari degli ultimi vent'anni sono davvero dietro l'angolo. Cutino in ogni caso ha una voce interessante, soprattutto quando prova a farla passare per il naso alla maniera di un certo Neil Young. Testi tutti in inglese e non sempre illuminati. Ma qui vincono le atmosfere musicali. Quel benedetto filo rosso che attraversa per intero il Sud degli States. Teso come una corda di Gibson.

Daniele Cutino & the No Depression

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