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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2012 alle ore 08:49.

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Quando avevo 17 anni e undici mesi sono andato a vivere a York, un paesone noto, principalmente, per la sua imponente cattedrale piantata nel mezzo di un centro storico medievale alquanto pittoresco. Oltre a questo, York è nota per aver dato i natali a Judi Dench, per la straordinaria quantità di lads con i capelli rasati e la camicia bianca a maniche corte che ne invadono le strade per riempirsi di birra in uno dei suoi 365 pub (per un paese di 180mila persone), e per la presenza, poco fuori dal centro, di un campus di un'ottima università assai progressista i cui dipartimenti di filosofia, economia e politica si ostinano a insegnare le teorie di Karl Marx come strumento per analizzare la società attuale, piuttosto che come una curiosa e straordinariamente male-interpretata curiosità storica. Erano questi dipartimenti che io frequentavo ed era per questa ragione che un ragazzo cresciuto in città, a Milano, si è trovato in un paese del Nord dell'Inghilterra a dover avere a che fare, per la prima volta, con abitazioni alle quali si poteva accedere da una porta sul retro. Ripensandoci, i primi mesi furono particolarmente difficili, il culture shock enorme.

Queste persone buttavano la pasta prima ancora di accendere il fornello sotto la pentola – ed erano dei fornelli elettrici! – e poi si vestivano in modo strano, con stili e marchi che sottintendevano dei significati sociologici che non conoscevo, uscendo di casa in maniche corte d'inverno, andavano in piscina senza cuffia o ciabatte, e la sera tutti quanti bevevano tantissimo e poi correvano in giro per il campus nudi e poi vomitavano e nessuno torceva il naso, perché era OK, era normale. Niente di che, se prese una per una, ma tutte assieme, mi sembrava di essere finito in una realtà parallela. Anche solo le prese della corrente diverse mi causavano dei lievi attacchi di panico. Da Una fabbrica in Italia, poesia di Frederick Seidel, largamente considerato il più grande poeta americano vivente:I manzi etero in Italia scialacquano in profumi.
Va molto rasarsi la testa, il look skinhead.Qui i maschi spendono in prodotti di bellezzaPiù che in ogni altro Paese del mondo.E poi ognuno è un capo.
Questo shock Milano-York ebbe un grosso effetto su di me, suppongo più grosso di quello che avrebbe avuto su un altro italiano piombato in un mondo così diverso. Ho conosciuto altri italiani, a York, ma la loro attitudine consisteva più che altro nel guardare queste gesta con fare stranito, borbottare «questi inglesi sono pazzi», e tornare a casa a farsi gli spaghetti con altri italiani. Ma io, in quanto mezzo-italiano e mezzo-inglese, avevo sempre pensato di essere, non dico uguale, ma quantomeno simile agli inglesi.

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