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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2012 alle ore 08:49.

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In uno dei suoi pezzi più arguti, Chappelle chiede: «Vi è mai capitato qualcosa di così razzista che non vi siete nemmeno arrabbiati, ma avete solo pensato, "Dio santo, quella cosa era razzista!"? Una cosa talmente razzista ed evidente che avete solo pensato "Wow". Come se non fosse successo a voi, come se stavate guardando Mississippi Burning: "Wow!"[risate]. Beh, a me è successo, nel Mississippi». E continua: «Sono andato al ristorante e ho detto al cameriere: "Io vorrei... vorrei...." E lui mi guarda e punta il dito e dice, "Il pollo fritto!" E io pensai, "Dio santo! Ma come, come... Com'è possibile? Quest'uomo ha... Quest'uomo ha... assolutamente ragione". [risate fragorose] Volevo il pollo fritto. E gli chiesi come faceva a saperlo. Come faceva a sapere che volevo il pollo fritto. E lui mi guardò come se fossi pazzo. "Dai, amico. Dai. Appena sei entrato da quella porta, tutti sapevano già che avresti ordinato del pollo fritto... Non è un segreto da queste parti che i neri e il pollo fritto siano molto, molto affezionati gli uni all'altro".[risate] E allora capii.

Ma non mi arrabbiai. Non ero arrabbiato, ero solo sconvolto. Non ero pronto a sentire una cosa del genere». Ed è qui che Chappelle arriva al dunque: «Per tutta la vita avevo pensato di amare il pollo fritto perché è delizioso. E invece, a quanto pare era solo perché sono geneticamente e socialmente condizionato ad amare il pollo fritto. [risate selvagge] Quell'uomo mi rovinò il pollo fritto. Ora mi vergogno a mangiarlo in pubblico».
Nel 2002, a Londra, camminando per Oxford Street in compagnia di un gruppo di amici inglesi, assistetti a un loro gioco. Probabilmente si erano dimenticati della mia mezza-nazionalità (è abbastanza difficile per un inglese pensare che un tizio chiamato Tim Small sia italiano). Il gioco si chiamava "Gay or Italian" e consisteva nell'indovinare se i vari gruppi di turisti maschi lampadati che camminavano verso di noi con indosso magliette aderenti rosa e/o jeans slavati e strappati e/o parecchio gel nei capelli fossero gay o italiani. Appena capito il gioco, iniziai a vincerle tutte. Era facile. Gli italiani gesticolavano di più.

Dato che gli inglesi hanno la necessità di sentirsi sempre e comunque superiori a tutti gli altri popoli del mondo, e particolarmente dell'Europa, non è difficile trovare le loro testate giornalistiche invase da titoli come "Perché odiamo i francesi" oppure "I tedeschi, dopo sessant'anni, non l'hanno ancora capita" oppure "Irlandesi: che buffi!", pezzi che servono essenzialmente a consegnare agli inglesi
alcuni dati sommari e osservazioni superficiali che permettono loro di alimentare quel meccanismo di superiorità e di rinforzarlo con

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