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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2012 alle ore 09:08.

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The Shak & SpearsThe Shak & Spears

Siete musicisti emergenti? Almost Famous recensisce solo musica indipendente. Inviateci demo, Ep e album più o meno auto-prodotti all'indirizzo almostfamous.ilsole24ore@gmail.com Parleremo di chi ha tante idee e pochi soldi per realizzarle. Spietatamente

Che i numi del rock tengano nel dovuto riguardo le groupie, da buoni cinquant'anni accompagnatrici, curatrici e muse ispiratrici di chi bazzica palchi e retropalchi. Sulle loro munifiche funzioni esiste una letteratura alta così e il bello è che il «mestiere» in questione, oltre ad avere un glorioso passato, ha anche un futuro 2.0: lo dimostra «Stay foolish, stay groupie», secondo singolo della band napoletana The Shak &
Speares che anticipa «Gagstar», loro album d'esordio dal titolo programmatico in uscita a gennaio per l'etichetta FreakHouse.

Un pezzo che ribalta in chiave sexy rock and roll il celebre mantra di santo Steve Jobs con un video parecchio eloquente nel quale i quattro musicisti, persi nelle campagne vesuviane, si lasciano insaponare da due provocanti suicide-girls (s)vestite da infermierine. Strumento di lancio azzeccato per l'insolito quartetto chitarra acustica-basso elettrico-batteria-clarino che a quanto pare intende fare dell'autoironia una bandiera. Nella loro musica ci trovi un po' dei primi Weezer, un po' dei Fratellis (che, guarda caso, agli esordi arruolarono tre pin-up). Come i Fratellis hanno scelto nomi d'arte, nel loro caso però ispirati al teatro elisabettiano: chitarra e voce Louis Marlowe, basso Al Marlowe, batteria Frank Marlowe, clarino Max Marlowe.

Quest'ultimo è l'«intruso», il vero elemento d'originalità del loro sound che a volte dà un tocco mediterraneo al power pop della band, altre sembra tirare per la giacca gli altri tre componenti in una scampagnata nella musica klezmer. Il disco si apre con «A Woodchuck Chuck», orecchiabile, adrenalinica e pure un tantino danzereccia. Non a caso, quello dei Weezer è il primo nome che ti viene in mente. «Stay foolish, stay groupie» presenta una struttura più complessa con frequenti cambi ritmici e un bridge dance-floor che fa ripensare alla lezione del signor Alex Kapranos. «Gypsies on the cars» sembra chiamare in causa i Dinosaur Jr. con la ritmica da marcia militare e l'epos che s'insinua nel ritornello.

Parentesi meditativa in un disco che aspira a essere soprattutto divertente. Il primo singolo estratto dal disco, intitolato «Zoolander» come l'irriverente commedia di Ben Stiller, coniuga pop e post punk. A tratti prevale il primo, a tratti il secondo mentre Louis si sforza di cantare come Billy Corgan. «Bedrooms» si regge sul clarino di Max che s'inventa frizzanti intermezzi bandistici in quello che senza di lui sarebbe un degnissimo saggio di Glasgow sound. Con «Tangosh» si sorvola prima il Sudamerica per poi pestare i piedi con decisione, stile Buzzcocks, nel ritornello. «How much love is?» è un divertissement alla Fratellis mentre «Fight Night», ottavo brano che chiude il discorso, prima sembra una ballad con qualche concessione di troppo all'elettronica, poi si concede una bella botta di vita nel finale noise. Un finale scostumato e pirotecnico per quelli che di fatto si candidano a diventare gli ultimi teorici del groupismo.

The Shak &
Speares
«Gagster»
FreakHouse/Audioglobe

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