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Questo articolo è stato pubblicato il 30 novembre 2012 alle ore 15:31.

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Honeybird & Birdies (© Martina Monopoli)Honeybird & Birdies (© Martina Monopoli)

Siete musicisti emergenti? Almost Famous recensisce solo musica indipendente. Inviateci demo, Ep e album più o meno auto-prodotti all'indirizzo almostfamous.ilsole24ore@gmail.com Parleremo di chi ha tante idee e pochi soldi per realizzarle. Spietatamente

Molti dischi memorabili sono stati concepiti in circostanze del tutto stravaganti. Forse saprete già di Paul che, su un volo intercontinentale, mischia sale e pepe fino a inventarsi «Sgt. Pepper» o di Barrett che fa irruzione a sorpresa ad Abbey Road mentre i suoi vecchi compagni di band incidono, sino a cambiare le sorti di quello che sarebbe diventato «Whish you were here».

Con le dovute proporzioni, non ci dispiace l'idea di tirare in ballo Honeybird & Birdies, eclettico trio di provenienza varia (Los Angeles, Catania e Torino) che ha appena dato alle stampe il proprio secondo album: la cantante e polistrumentista italo-americana Monique Mizrahi un po' di tempo fa si sottopone a una visita ginecologica. Al termine del check up, si sente dire dal proprio medico di fiducia la stessa frase che molte donne incassano quando gli anni passano: «You should reproduce!», ossia: «Dovresti riprodurti!». La ragazza un po' pensa all'assurdità del fatto che, secondo la morale corrente, ogni donna debba necessariamente fare figli soltanto perché «è in grado di»; un po' pensa che «You should reproduce» sarebbe un titolo meraviglioso per un album, anche contando sul doppio senso riproduzione della vita/riproduzione della musica.

E così Monique, insieme con i compagni d'avventura Paola Mirabella (batteria) e Federico Camici (basso) si mette a lavoro sul nuovo materiale. Prima di tutto la band chiede aiuto alla rete, inventandosi il progetto «You should coproduce»: attraverso Kickstarter lancia infatti un appello a tutti i potenziali estimatori che si autotassano fino a «regalare» al gruppo complessivi 5.846 euro. Soldi che i tre ragazzi investono nel nuovo progetto prodotto da Tommaso Colliva, ossia l'inventore dei Calibro 35. Ne esce fuori un disco un po' pazzo che mescola stili e tendenze (etnica, pop, rap, noise rock) nonché lingue e dialetti (inglese, tedesco, catanese). «To the Earth's core» stabilisce subito le regole del gioco: un pezzo world music dominato dal charango, chitarra andina a dieci corde che rappresenta lo strumento prevalente dell'intero lavoro. Il testo a quanto pare rimanda alla «teoria della terra cava» formulata nel Seicento dall'astronomo Halley.

Rock spigoloso e dissonante quello di «Electric Stares», tarantella etnica con lo sguardo volto alla metropoli per eccellenza «East Village», rap con una certa attenzione all'arrangiamento «Where d'ya live yo?», in cui il quartiere romano di Tor de' Schiavi, in salsa funk, diventa «Tower of Slaves». Poi c'è «Swimming Underwater», con quell'aria scanzonata da ballad acustica infarcita di armonie vocali. Orecchiabile ma non troppo perché questa, secondo l'approccio di Honeybird & Birdies, sembra voler essere la cifra della musica indie. «Eine Kalte Geschichte» è un kraut-rock spiritoso che ha nel suono compatto del basso di Camici la spina dorsale. Il top è rappresentato a nostro avviso da «Cajaffari», divertissement chitarristico in dialetto catanese sulle autoironiche disavventure amorose di una ragazzina che sospira dietro i «carusi». Vengono in mente certe divagazioni isolane del Franco Battiato di fine anni Settanta. Il disco si chiude con la title-track che è rock rumoristico e scostumato alla Sonic Youth. E sembra portar dentro un messaggio di speranza e fertilità: «Venite e riproducetevi!».

Honeybird & Birdies
«You Should Reproduce»
Trovarobato/Audioglobe

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