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Questo articolo è stato pubblicato il 02 maggio 2013 alle ore 08:56.

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Ragazzi sotto il palco in piazza SanGiovanni durante il concerto del Primo Maggio (Ansa)Ragazzi sotto il palco in piazza SanGiovanni durante il concerto del Primo Maggio (Ansa)

Ha ancora senso il Concertone del primo maggio? «La formula è un po' datata», lo riconosce pure Susanna Camusso, segretario della Cgil che insieme con Cisl e Uil dal ‘90 organizza la kermesse di piazza San Giovanni in Laterano, ma a quanto pare non sparirà. Neanche dopo quella che probabilmente è una delle edizioni più sfortunate, tra polemiche della vigilia, contro-concerti organizzati in sedi alternative, il profilattico brandito in fascia protetta dal cantante del Management del Dolore Post Operatorio e alla fine pure la pioggia che comunque non ha distolto l'attenzione dei 700mila spettatori (almeno secondo le stime degli organizzatori) accorsi a Roma.

Il tutto mentre a Taranto l'attore Michele Riondino, ispirato dal caso Ilva, prendeva le distanze dal main event radunando 20mila persone e a Napoli quindici facinorosi del gruppo Bros mandavano a monte il live act organizzato sempre dai sindacati per la ricostruzione di Città della Scienza. A salvare la festa della Capitale ci hanno per fortuna pensato Elio e le Storie Tese, inarrivabili campioni dell'autoironia, e Vittorio Cosma che, con il progetto della Grande Orchestra Rock, ha omaggiato il meglio della tradizione musicale italiana al riparo da noia e retorica. Geppi Cucciari, nelle inedite vesti di padrona di casa, tra una battuta e l'altra se l'è cavata fino a che la macchina organizzativa ha tenuto.

Elio e il «Bunga Bunga» per non dimenticare
Piove a dirotto ma il vero «lampo» della serata arriva intorno alle 22.15. Sul palco salgono gli Elii in formazione rimaneggiata: manca Rocco Tanica, sostituito dall'onnipresente Cosma, e in più c'è la vocalist Paola Folli. Partono con «un brano per non dimenticare»: è il «Waka Waka» di Shakira trasformato nel «Bunga Bunga» del Cav.: «Se non stai attento vai in galera/ per colpa dell'Africa». Secondo pezzo in scaletta è «La canzone mononota», pezzo di bravura assoluta che li ha piazzati al secondo posto a Sanremo, ma c'è tempo anche per esplosivi ripescaggi dalla loro discografia, come «Born to be Abramo» e «Il Rock and Roll» con Mangoni travestito da Elvis. Il momento più atteso della serata, quello del fenomenologico brano sul «Complesso del primo maggio», viene introdotto da Eugenio Finardi che dedica un gorgheggio melodico a «Piazza San Giovanni». Chiusura con stoccata a Formigoni su «Parco Sempione».

L'amarcord progressive di Vittorio Cosma
Gli interventi della Grande Orchestra Rock, nella quale Cosma ha raggruppato alcuni dei più importanti turnisti italiani (da Maurizio Solieri a Federico Poggipollini, passando per Boosta dei Subsonica), hanno puntellato di musica vera il resto della scaletta. Memorabile l'omaggio alla stagione del progressive italiano: prima la voce di Giovanni Gulino dei Marta sui Tubi che si cimenta con «Luglio, agosto, settembre nero» degli Area; poi Francesco Di Giacomo e Vittorio Nocenzi del Banco che interpretano la loro «Non mi rompete»; quindi la virtuosistica cavalcata di «È festa» della Pfm. Bello anche il tributo al «primo rap della storia della musica italiana e forse primo rap in assoluto», ossia «Prisencolinensinainciusol» di Adriano Celentano, affidato di nuovo alla voce di Elio.

Capossela e il «Veglione della grande coalizione»
Si salva poco altro nella serata di San Giovanni. Il solito Vinicio Capossela che, accompagnato dai sorprendenti vecchietti della Banda della Posta, sta sul pezzo e trasforma il suo classico «Al veglione» nel «Veglione della grande coalizione». Tra riferimenti al Bunga Bunga e a una che «si chiama Angela e sta a Berlino». Per lui, artista chiamato a chiudere il Concertone, San Giovanni «è un prolungamento della grande piazza di Taranto». Chissà che ne pensano Cgil, Cisl e Uil. Divertente l'esperimento di Giovanni Sollima e i 100 Violoncelli che hanno eseguito, senza soluzione di continuità, l'Inno di Mameli e «Bella ciao» per poi abbandonarsi in un accattivante arrangiamento classico della hendrixiana «Purple Haze».

Abbondano i reduci da Sanremo: ricco live act di Max Gazzé che fa esplodere la piazza sulle note della messianica «Sotto casa», mentre a Daniele Silvestri basta l'essenziale «A bocca chiusa», eseguita con i ragazzi sordomuti di Radio Kaos Italy. Solita prova di mestiere per il premio Oscar Nicola Piovani che accompagna al pianoforte il violoncello di Sollima, la tromba di Fabrizio Bosso e la voce di Tosca. Per tutto il resto della kermesse, durata la bellezza di nove ore, vale a epigrafe il verso di Elio, di certo l'artista più rappresentativo della serata: «Il primo maggio è fatto di gioia ma anche di noia».

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