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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2014 alle ore 08:57.

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Narratore: Dario
Sulla vita, sui trionfi e sulle nefandezze più o meno documentate dei Borgia, si sono scritte e messe in scena opere e pièces teatrali, realizzati film di notevole fattura con attori di fama e, ultimamente, anche due serie televisive di straordinario successo.
Ma perché mi è venuto in mente di raccontare e mettere in scena questa storia?
Vedendo una di queste serie televisive mi sono reso conto che era tutto fonte di invenzione tesa a meravigliare e stupire.

Si raccontava solo quello che interessava al pubblico, l'emozione e la sessualità, e mi sono reso conto che tutto era giocato con l'interesse di andare nel fango, nello sporco pruriginoso di queste storie, che era pretestuoso, non stava in piedi. E allora ci siamo messi a studiare, la mia casa si è riempita di libri su Lucrezia Borgia, sul papa suo padre, sulle lotte, sulle guerre e sui macchinamenti feroci e ipocriti e piano piano mi sono reso conto di quante infamie e menzogne siano state raccontate su questi personaggi, in particolare proprio su Lucrezia Borgia, la figlia del papa.

Il clima in verità a Roma nel '500 era a dir poco osceno. Vi leggiamo un passaggio sulla situazione in Vaticano e sul comportamento di qualche papa.

Prendi il libro
Il 23 luglio 1492 Papa Innocenzo VIII entra in coma, e si attende la sua fine entro pochi giorni. Questo pontefice era stimato come uomo colto e grande mecenate dell'arte. Tutti questi uomini di grande potere, a cominciare da Papa Innocenzo VIII, assicurano di essere profondamente esaltati dalla bellezza e dall'arte, ma in verità di lui Savonarola, fustigatore di vescovi e papi, diceva: «Il pretesto dell'arte è la stessa dannazione che sta dissacrando il trono di San Pietro in Roma ». E sempre Savonarola conclude: «Stiamo parlando di Papa Innocenzo VIII, nella cui esistenza la sola cosa innocente fu il nome, Innocenzo, appunto.» Eppure Dumas, che ha scritto una stupenda storia di Rodrigo Borgia e dei papi che l'hanno preceduto, dice che Innocenzo VIII era chiamato "padre del popolo", poiché grazie alle sue attività amatorie aveva aumentato il numero dei suoi sudditi di otto figli maschi e di otto femmine – in una vita trascorsa con gran voluttà – naturalmente con amanti diverse. Non si sa come le scegliesse giacché, è risaputo, soffriva di una miopia disastrosa. Tant'è che aveva scritturato un vescovo accompagnatore che ad ogni incontro gli sussurrava il sesso, il nome, l'età e le fattezze fisiche della donna che in quel momento gli stava baciando l'anello.

Bisogna ammettere però che questo papa-peccatore aveva un senso elevato della famiglia. Le sue attenzioni verso i figli erano da giudicare atti d'amore più che indegno nepotismo.

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