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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2010 alle ore 08:55.
Ieri Giuseppe Sala, 52 anni, è stato nominato direttore generale della società di gestione dell'Expo. Il consiglio di amministrazione della società, riunitosi nel tardo pomeriggio, ha formalizzato una scelta presa dai soci negli ultimi giorni. A pochi minuti dalla conclusione del cda, Sala ha professato il suo ottimismo: «Il mio obiettivo è quello di consegnare in sei mesi un piano operativo». Il clima, nel board di ieri, è stato sereno: «Un clima - spiega Sala - propenso alla piena autonomia del management. Non ho retropensieri di alcun tipo: sono un manager apolitico. I soci sanno bene chi hanno scelto».
Per questa ragione Sala non vede intralci alla sua attività, anzi: «Fin da oggi avrò deleghe piene, naturalmente nel rispetto delle competenze che le norme attribuiscono al cda». E non ha preoccupazioni di budget: «Il problema non è economico. L'intervento per il sito e per l'evento ammonta a circa un miliardo e mezzo, non posso però mica farmi anticipare i soldi.... Anche per questo aspetto il tema è soprattutto tecnico». Dunque, per riaccendere il motore ingolfato dell'Expo, Sala punta su una razionalità manageriale da civil servant in grado di soddisfare le esigenze di tutti. Esigenze che, alla fine, si riducono a fare dell'Expo un caso di successo e non un fallimento: «Ho lavorato sia nel privato, in Pirelli e in Telecom Italia, sia nel pubblico, come city manager del Comune di Milano, incarico da cui mi sono appena dimesso. Nel pubblico ci vuole molta passione. I riferimenti sono plurimi e il tema relazionale, naturalmente, va gestito con equilibrio. Anche nella consapevolezza che, oggi, la dimensione pubblica è sempre più in crescita: un grande evento come l'Expo non può non essere gestito dal pubblico».
Oggi Sala accompagnerà a Parigi, all'assemblea del Bie, il Bureau International des Expositions, il sindaco di Milano e commissario straordinario Letizia Moratti, la presidente della società di gestione Diana Bracco e l'architetto Stefano Boeri. Dunque, l'Expo prova a ripartire. O, meglio, a partire, dato che finora hanno prevalso i conflitti e le lacerazioni. In questo senso, ieri c'è stata una apertura di gioco pacificatrice da parte di Roberto Formigoni. Il presidente della Lombardia, che nella newco incaricata di rilevare i terreni dalla Fondazione Fiera e dalla famiglia Cabassi ha una posizione di preminenza rispetto alla Provincia e al Comune, ha infatti dichiarato di non avere una posizione ideologica sulle tecnicalità con cui realizzare questo passaggio. Finora, infatti, si era pronunciato per l'acquisto dei diritti di proprietà, al contrario della Moratti e del presidente della Provincia, Guido Podestà, favorevoli a una soluzione, come il comodato d'uso, che non impegnasse eccessive risorse finanziarie.