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Economia Gli economisti

La replica di Hayek inviata al Times (19 ottobre 1932)

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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2010 alle ore 12:22.

Gentile direttore,
la domanda se sia meglio risparmiare o meglio spendere, che è stata sollevata sulle colonne del vostro giornale, presenta alcuni aspetti ambigui. Essa implica tre questioni distinte: (1) se sia meglio usare il denaro o accumularlo; (2) se sia meglio spendere il denaro o investirlo; (3) se gli investimenti pubblici siano o meno equivalenti agli investimenti dei privati cittadini. Non vogliamo esagerare la natura delle nostre divergenze con quelli fra i nostri colleghi che già le hanno scritto al riguardo, ma su certi punti la diversità d'opinioni è sufficientemente accentuata da rendere auspicabile l'espressione di un punto di vista alternativo.

(1) Sul primo argomento (se sia meglio utilizzare il proprio denaro o ammassarlo) non ci sono divergenze significative fra di noi. Concordiamo sul fatto che accumulare il denaro, in liquidità o in saldi inattivi, produce effetti deflattivi. Nessuno pensa che la deflazione sia qualcosa di auspicabile.

(2) Sull'argomento se sia meglio spendere o investire, la nostra posizione è diversa da quella dei firmatari della lettera che è comparsa sulle pagine del vostro giornale lunedì. Costoro sembrano ritenere che sia indifferente, ai fini della ripresa economica, se i soldi vengono spesi in consumi o in investimenti reali. Noi, al contrario, siamo del parere che uno dei problemi principali che affliggono il mondo di questi tempi sia la carenza di investimenti, una depressione di quelle industrie che danno luogo a un accrescimento del capitale ecc., invece di quelle industrie che danno luogo direttamente a consumi. Per questo riteniamo che sia particolarmente auspicabile una ripresa degli investimenti. I firmatari della lettera a cui ci riferiamo, invece, sembrano deprecare l'acquisto di titoli già esistenti sulla base del fatto che non ci sarebbe nessuna certezza che il denaro venga destinato a investimenti reali. È un punto di vista che non possiamo sottoscrivere. Nelle condizioni moderne, i mercati mobiliari sono un elemento indispensabile del meccanismo degli investimenti. Un aumento del valore dei titoli già esistenti è prerequisito indispensabile alla quotazione di nuovi titoli. È chiaro che una ripresa delle quotazioni dei titoli già esistenti non dà subito luogo a una ripresa del resto dell'economia. Ma sarebbe un disastro o poco meno se i cittadini dovessero desumere da quello che è stato detto che l'acquisto di titoli esistenti e la collocazione di depositi in società di costruzione ecc. sia, nel momento attuale, contrario all'interesse pubblico, o che vendere i titoli o ritirare tali depositi possa favorire l'arrivo della ripresa. È estremamente pericoloso dire qualcosa suscettibile di indebolire ulteriormente la consuetudine al risparmio privato.

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Tags Correlati: Arnold Plant | Fabio Galimberti | Lionel Robbins | T. E. Gregory

 

Ma forse è sulla terza questione – se questo sia il momento adatto per un incremento della spesa da parte dello Stato e delle amministrazioni locali – che le nostre divergenze con i firmatari della lettera sono più acute. Su questo punto concordiamo con il vostro editoriale di lunedì. Siamo dell'idea che molti dei problemi che ha il mondo in questo momento siano dovuti all'imprudenza delle autorità pubbliche nell'indebitarsi e nello spendere. Non è nostro desiderio assistere a un rilancio di tali pratiche. Nella migliore delle ipotesi, in questo modo si ipotecano i conti pubblici del futuro e si fa crescere tendenzialmente il tasso di interesse, un processo senza dubbio particolarmente poco auspicabile in questo frangente, quando è palese l'urgenza che l'industria privata torni ad avere disponibilità di capitale. La depressione ha largamente dimostrato che l'esistenza di un debito pubblico di grandi proporzioni impone frizioni e ostacoli al riaggiustamento molto maggiori di quelli imposti dall'esistenza del debito privato. Pertanto non possiamo concordare con i firmatari della lettera quando affermano che è il momento adatto per nuove piscine comunali ecc. semplicemente perché la gente «sente di volere» tali amenità.

Se lo Stato vuole aiutare la ripresa, il modo giusto di procedere non è tornare alle vecchie abitudini di prodigalità pubblica, ma abolire quelle restrizioni ai commerci e al libero movimento dei capitali (incluse le restrizioni sui titoli di nuova emissione) che attualmente impediscono anche solo l'avvio della ripresa.

I vostri devotissimi
T. E. Gregory, professore Cassel di economia
F. A. von Hayek, professore Tooke di scienza economica e statistica
Arnold Plant, professore Cassel di commercio
Lionel Robbins, professore di economia
Università di Londra, 18 ottobre
The Times, 19 ottobre 1932, p. 10
(Traduzione di Fabio Galimberti)

Leggi la lettera di Keynes al Times >>

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