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Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2010 alle ore 09:45.
NEW HAVEN – Le banche centrali di tutto il mondo non sono riuscite a prevedere l'insorgere dell'attuale crisi finanziaria nel 2007. Martin Čihák del Fondo monetario internazionale riferì a luglio del 2007 che, delle 47 banche centrali che avevano pubblicato i Financial Stability Report (FSR), praticamente tutte negli ultimi resoconti avevano dato una valutazione complessivamente positiva dei propri sistemi finanziari nazionali.
E ora queste banche centrali, sebbene non siano state d'aiuto prima della crisi, dovrebbero rivestire un ruolo chiave per evitare l'insorgere di un nuovo caos. Questa è la conclusione, forse contro ogni aspettativa, a cui è giunto lo Squam Lake Group [http://squamlakegroup.org/] – un think tank in materia di riforma finanziaria composto da 15 accademici, incluso il sottoscritto – nel report , recentemente pubblicato.
I regulator di vigilanza macro-prudenziale (funzionari di governo che non si focalizzano sulla solidità delle singole istituzioni finanziarie, ma piuttosto sulla stabilità del sistema finanziario nel suo complesso) sono estremamente necessari, e i banchieri centrali sono i soggetti più adatti a rivestire tale ruolo. Altri regulator non hanno saputo fare meglio nel prevedere questa crisi, e sono ancora meno adatti ad evitare la prossima.
Il nuovo governo di David Cameron nel Regno Unito è giunto a quanto pare alle stesse conclusioni, quando annunciò i piani per trasferire l'autorità di vigilanza dalla Financial Services Authority (FSA) alla Bank of England.
Ma non vi è comune accordo sul ruolo di supervisione delle banche centrali. Negli Stati Uniti, ad esempio, viene riconosciuta l'importanza della vigilanza macro-prudenziale, ma non la necessità di conferire tale potere alla Federal Reserve. La legge sulla riforma del settore finanziario, approvata recentemente in America, affida la politica macro-prudenziale a un nuovo organismo di controllo, il Federal Stability Oversight Council. Questo è un fatto positivo, ma il consiglio è presieduto dal segretario al Tesoro, e la Fed, pur guadagnando nuovi poteri, sarà per lo più solo uno dei tanti membri.
Alla guida del consiglio c'è quindi un rappresentante politico che è al servizio del presidente. La storia recente mostra come spesso i rappresentanti politici non siano in grado di fare scelte coraggiose e impopolari per stabilizzare l'economia. Il nuovo presidente americano ricorda certamente quanto sia stato difficile convincere gli elettori ad affidargli il mandato, ed è in costante campagna elettorale per mantenere il consenso e per preservare i potenziali elettori del suo partito nelle prossime elezioni. Il segretario al Tesoro fa parte dello staff del presidente e lavora a stretto contatto con la Casa Bianca.