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Economia Aziende

Crescono i timori per la speculazione sui prezzi del grano. Divella: intervenga l'Europa

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Questo articolo è stato pubblicato il 07 agosto 2010 alle ore 09:39.

Una catena speculativa che sta mettendo in seria difficoltà l'industria alimentare: i pastai e i panificatori si impegnano a comportarsi con correttezza, ma chiedono più controlli sulla speculazione sul prezzo del grano che sta interessando i mercati internazionali. «Siamo ancora una volta spettatori di un bluff, quello sul prezzo del grano, condotto da speculatori senza scrupoli – afferma il presidente della Federazione italiana panificatori (Fippa), Luca Vecchiato –. I panificatori sono l'ultima ruota del carro di una filiera ingovernabile, che ciclicamente impazzisce a tutto danno di fornai e consumatori. Noi faremo la nostra parte, monitorando la situazione con la consueta responsabilità nei confronti dei consumatori, ma contestualmente chiediamo alle istituzioni il massimo controllo per punire in maniera esemplare chi specula».

E aggiunge: «Stiamo assistendo a un film già visto, ma questa volta non ci faremo sorprendere: ciò che sta succedendo è una speculazione bella e buona, che parte da chi fa il prezzo sui mercati internazionali e arriva fino a chi gestisce le scorte, che tiene pieni i granai in attesa che i valori salgano ancora. Il risultato sono gli aumenti considerevoli registrati dai media in questi giorni e da noi segnalati al Garante già due settimane fa».

Certo che gli operatori agiranno con correttezza dichiara anche Massimo Menna, presidente degli industriali della pasta (Unipi) e titolare del pastificio Garofalo. «Non saremo certo noi a sollecitare controlli sulla filiera – spiega –. Siamo certi che tutti gli operatori in questo momento di nervosismo dei mercati si comportino con correttezza come ci siamo sempre comportati noi. La Russia ha bloccato le esportazioni di grano tenero ed è sul grano tenero che si stanno concentrando le speculazioni. Tuttavia questo ha anche il suo effetto sul prezzo del grano duro e delle semole che nelle ultime settimane ha avuto un'impennata».
Se gli aumenti ci saranno non sarà colpa dei pastai o dei panificatori spiega Vincenzo Divella dell'omonimo pastificio, «perché non siamo noi che speculiamo. Bisogna controllare cosa succede all'estero, in Francia per esempio, il nostro mercato di riferimento per l'import di grano tenero, dove ogni giorno il prezzo sale di 10-15 euro. Bisogna intervenire a livello europeo».

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Claudio Destro (Fotogramma)

Claudio Destro (Fotogramma)

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Claudio Conti, presidente di Assipan, l'associazione panificatori aderente a Confcommercio, è più cauto: «Non è il caso per ora di creare inutili allarmismi. Quanto sta avvenendo in Russia non dovrebbe avere ripercussioni per aumenti ingiustificato della farina e, di conseguenza, del prodotto finito». Si dichiara tranquillo anche Umberto Sacco, presidente dei mugnai italiani (Italmopa): «Siamo sereni. La Russia esporta pochissimo in Italia e quasi solo a fini mangimistici». Secondo il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni, «non ci sono al momento le condizioni per ritenere che siamo di fronte a una nuova fiammata dei prezzi come nel 2007-08. Allora la disponibilità di grano tenero era molto inferiore all'attuale e oggi la crisi non è globale, ma si limitata all'area del Mar Nero».

Ma le associazioni dei consumatori sono sul piede di guerra. «Se qualche operatore economico, industriale o commerciale, si azzardasse ad aumentare il prezzo della pasta, del pane e di qualsiasi prodotto derivante dalla trasformazione del grano, compierebbe una manovra esclusivamente speculativa – commenta Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori –. Insistiamo che se c'è da ritoccare i prezzi, il ritocco deve essere fatto al ribasso perché la speculazione è già costata alle famiglie italiane oltre 200 euro all'anno». Coldiretti spiega che l'ulteriore aumento delle quotazioni del grano, provocato dal divieto di esportazione imposto dalla Russia colpita dagli incendi, non giustifica alcuna speculazione sul pane che viene già pagato oltre dieci volte il prezzo del grano e il cui costo dipende per il 90% da fattori diversi dalla materia prima. In caso di aumenti «porteremo la questione davanti all'Antitrust – aggiunge Trefiletti – e metteremo in campo di ogni azione legale di contrasto». Pronte a denunciare sono anche Codacons e Adiconsum.

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