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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2010 alle ore 17:57.
L'Irlanda non ha perso tempo ad affrontare la sua recessione: già nel 2009 ha varato la finanziaria più severa da decenni a questa parte. Ma i proventi di questi drastici tagli alla spesa rimangono, di fatto, invisibili.
A giugno avevo scritto che gli apostoli dell'austerità, pronti a vedere il Paese beneficiato dai tagli alla spesa, si sarebbero affrettati a dichiarare che l'assenza di tali benefici era dovuta al fatto che gli irlandesi non avevano fatto abbastanza, che evidentemente dovevano fare di più.
Ora, in un rapporto pubblicato a fine luglio, l'Economic and Social Research Institute, un istituto di ricerca di Dublino, invoca ancora più rigore, sostenendo che porterà a una crescita più rapida per l'economia dell'isola, ancora traballante.
Il rapporto appare piuttosto autorevole, ricolmo com'è di grafici e tabelle, e con frequenti riferimenti a un modello quantitativo di fondo. Ma non c'è nessun collegamento fra l'analisi e le conclusioni del rapporto, basate praticamente sul nulla.
Gli autori semplicemente sostengono che applicare ancora più rigore adesso condurrà a un abbassamento del premio di rischio, e dunque a una crescita più alta: su quali dati si basi questa conclusione non sono riuscito a capire. Non cercano nemmeno di stimare l'alleggerimento futuro del debito che dovrebbe derivare da un incremento del rigore di bilancio in un momento in cui l'economia è ancora depressa. Insomma, non è altro che un appello alla fata della fiducia, un essere che magicamente si porterà via l'attuale recessione irlandese (quasi a livelli da depressione) e ripristinerà la fiducia degli investitori.
Inoltre, un elemento chiave dell'analisi dell'istituto è il presupposto che la crisi finanziaria abbia ridotto in via permanente le potenzialità di crescita dell'Irlanda. È possibile, ma in tal caso la ragione è soprattutto l'effetto di una recessione prolungata sugli investimenti e sulla disoccupazione strutturale (i disoccupati di lungo periodo di solito restano disoccupati anche dopo una ripresa)
Qualcuno di noi direbbe che effetti di questo tipo suggeriscono che il Governo dovrebbe fare tutto il possibile per evitare di prolungare ulteriormente la recessione. Ma con lo stato deprimente del dibattito economico di questi tempi, opinioni del genere non vengono nemmeno menzionate.