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Questo articolo è stato pubblicato il 14 agosto 2010 alle ore 16:15.
La realtà si ri-appropria del posto che le compete. Questo foglio elettronico ha spesso messo in guardia rispetto a eccessivi ottimismi espressi da frasi del tipo «il peggio è alle spalle», oppure «non ne siamo fuori ma la ripresa c'è ed è robusta». A ben vedere, la ri-presina va avanti ma molto sono i dubbi e le incognite che rimangono. Tra queste l'immobiliare.
Negli Stati Uniti gli esperti tornano a guardare con preoccupazione lo stato di salute dell'immobiliare. Il tasso di morosità dei prestiti legati al real estate è più alto di quello degli altri prestiti al consumo: secondo la American Bankers Association, maggiore che nel settore atuto e nelle carte di credito.
I creditori tentano di recuperare anche solo parte dei loro soldi, ma i loro tentativi spesso vanno a vuoto. Molti debitori, da un lato, minacciano di finire in "bancarotta" (non avendo ninete da pardere...); dall'altro, il valore delle case, la garanzia del prestito, spesso non vale più alcunché.
Il risultato? Una valanga di svalutazioni delle obbligazioni immobiliari. Nel 2009, a dar retta ai dati della Federal reserve e della Fdic, ben 11,1 miliardi di dollari in mutui sono stati svalutati perché non potevano più essere riscossi; stessa fine hanno, poi, fatto linee di credito per 19,9 miliardi di dollari. Ad essere ontesti, questo trend era già piuttosto noto. Quello, invece, che non tutti si aspettavano è che il trend continuasse anche nel 2010, e con forza. Invece i numeri parlano chiaro: nel primo trimestre del 2010, le svalutazioni delle obbligazioni legate al real estate ha raggiunto la cifra di 7,88 miliardi di dollari.
È ben vero che il tasso di insolvenza sugli "home equity loans", sempre nel primo trimestre 2010, è sceso al 4,12%, più in basso rispetto al record degli ultimi 26 anni fatto registrare nell'ultimo quarter del 2009. Tuttavia, il valore delle svalutazioni, per il solo periodo compreso tra gennaio e marzo scorsi, rimane elevato.
Il problema è serio. «Anche quando il creditore fa pressione sul debitore per raggiungere una transazione legale -spiega Christopher Combs, esperto legale nell'immobiliare -, raramente si riesce a recuperare più di 10 centesimi per ogni dollaro».