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Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2010 alle ore 07:47.
Scendono i fidi ma salgono ancora le sofferenze. Almeno per ora non c'è nessuna inversione di tendenza, anzi lo stock, secondo l'Abi, potrebbe appesantirsi al ritmo di un miliardo al mese per tutto il 2010. Maglia nera delle sofferenze è l'industria del tessile-pelle, ma sono quasi a ridosso i produttori di materiale elettronico, di arredamento e della componentistica automotive; dal lato opposto, sofferenze quasi zero per produttori di energia e utility.
Per molte imprese (e le banche) è stata un'estate molto calda. A luglio, secondo i dati Bankitalia, lo stock dei fidi alle imprese (di 23 branche economiche, escluse le società finanziarie) è sceso a 950,7 miliardi, 1,3 in meno rispetto al mese prima. Sono però salite di un miliardo, a 53, le sofferenze, ma il trend è pressochè in salita da un biennio. Il dato medio di sistema è quindi del 5,6%, in crescita rispetto al 5,48 di giugno. E comunque nettamente superiore al 4,1% del luglio 2009, con 14 miliardi di crediti deteriorati in più.
In dettaglio, l'industria del tessile-abbigliamento e delle calzature in luglio si è riconfermata "leader" con il 13,6% di sofferenze sui prestiti, più del doppio rispetto al dato medio generale. E nettamente davanti ai produttori di apparecchi elettronici ed elettrici (10,1%), al legno-arredamento (8,2%), ai produttori di componentistica per automotive (8,1%) e a quelli di carta e stampa (7,5%).
In valori assoluti però la testa della classifica è saldamente in mano a commercio ed edilizia: ciascuno con un stock di sofferenze compreso tra i 9 e i 10 miliardi.
Le sofferenze, praticamente i crediti inesigibili per insolvenza, sono una sorta di termometro del nostro sistema produttivo che segue, seppure sfalsato, il ciclo economico. In altre parole, le ripercussioni sul credito si manifestano, mediamente, 6 o 9 mesi dopo l'inizio o la fine della crisi. Cioè il tempo necessario affinchè le banche attivino le procedure di recupero del credito e ci sia il passaggio da partite incagliate a sofferenze.
«Il dato del tessile-pelle - osserva Michele Tronconi, presidente di Sistema moda Italia - è molto più alto della media del sistema, ma in luglio si è "raffreddato" dal 13,7 al 13,6%: segno che il picco è stato raggiunto in giugno e ora scende mano a mano che si rafforza il carnet ordini e si consolidano i fatturati. Inoltre il rafforzamento del dollaro consente un recupero di competitività insperato».