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Economia Aziende

Meno fondi alla banda larga: solo 100 milioni (nei piani erano 800)

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2010 alle ore 08:01.

ROMA - Su banda larga e incentivi per l'innovazione il governo lancia un sos alle regioni. Le risorse scarseggiano così l'unica speranza di salvare almeno una parte del piano per l'internet veloce e il programma Industria 2015 è coinvolgere i governatori, già interpellati formalmente nella riunione della sede stabile di concertazione che si è svolta nei giorni scorsi al ministero dello Sviluppo economico. Intanto da Bruxelles arrivano le raccomandazioni sullo sviluppo dei network Ngn.

A via Veneto, dove l'interim affidato al premier Silvio Berlusconi dura da oltre quattro mesi bloccando il varo di strategie di ampio respiro, si fanno calcoli non troppo incoraggianti.

Del piano nazionale banda larga da 800 milioni si è nel tempo persa traccia e l'orientamento, di fronte all'esiguità dei fondi, sarebbe quello di concentrarsi per ora soltanto sui distretti industriali.

Nella riunione al ministero, alla quale hanno partecipato capi dipartimento, tecnici e assessori regionali, si è discusso a lungo del decreto ministeriale del 7 maggio 2010 che ripartisce le risorse da assegnare ai distretti produttivi. Il ministero fa "moral suasion" affinché le regioni, che entro ottobre dovranno presentare i bandi per accedere al cofinanziamento nazionale, prediligano tra i progetti quelli orientati alla diffusione della banda larga. Non che ci siano tanti soldi a disposizione, anzi: per tutte le regioni ci sono in palio circa 100 milioni divisi equamente tra finanziamento statale e cofinanziamento regionale. Molto meno delle ambizioni iniziali, fissate in 800 milioni e via via ridimensionate con il dirottamento di gran parte di questa dote verso diverse esigenze dettate dalla crisi economica.

Sembra difficile a questo punto ridurre il divario digitale in tutta l'Italia, per famiglie e imprese; si punterà piuttosto a collegare in fibra ottica 73 distretti industriali che oggi non possono contare su collegamenti veloci. Cinquantanove sono quelli prioritari selezionati da Confindustria, gli altri sono stati individuati direttamente dal ministero. La lista è estremamente eterogenea: tra gli altri, il distretto della sedia di Pordenone, il nanotech di Lecce, il calzaturiero di Corato, il vitivinicolo di Avellino, il biomedicale di Mirandola, la ceramica di Deruta.

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Tags Correlati: Confindustria | Distretti industriali | Italia | Ministero dello sviluppo economico | Ngn.A | Pierluigi Bersani | Silvio Berlusconi

 

Fin qui il progetto, presentato dai tecnici del ministero come «proposta di intervento sinergico». Ora, dopo l'appello rivolto nell'incontro a via Veneto, bisognerà verificare quali sono le reali intenzioni delle regioni e se tutte hanno interesse a concentrare la loro piccola quota di risorse sull'information technology. Anche perché di alternative ce ne sono: il decreto ministeriale del 7 maggio infatti indica altri possibili obiettivi o settori, come il risparmio energetico, il rafforzamento dei distretti sui mercati internazionali, lo sviluppo di reti di imprese, l'abbigliamento-moda e la nautica.

Cambiando argomento, non è scontato che vada a segno nemmeno l'invito più o meno analogo rivolto alle regioni per sostenere il programma Industria 2015 per l'innovazione industriale. Dei cinque bandi ideati quando il ministro dello Sviluppo economico era l'attuale leader dell'opposizione Pierluigi Bersani, ne sono stati portati avanti tre (efficienza energetica, mobilità sostenibile, tecnologie per il made in Italy) mentre restano al palo "nuove tecnologie per la vita" e "beni culturali e turismo". Occorrerebbe uno sforzo delle regioni, attingendo magari a risorse Fas o ai Programmi operativi regionali, per completare il finanziamento dei progetti originari e per finanziare i nuovi bandi. Il punto è che in molti casi la programmazione regionale delle risorse è già in fase avanzata e l'idea di rivederla in corso potrebbe non piacere a tutti i governatori.

Se ne riparlerà più avanti anche perché, nel frattempo, è stato deciso di trasformare la sede stabile di concertazione (che non veniva convocata dal 2008) in un appuntamento da ripetere almeno ogni due mesi.

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