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Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2010 alle ore 10:30.
La ripresa economica rallenta e iniziano a soffiare "venti contrari". Lo sostiene il centro studi di Confindustria (Csc) nel rapporto d'autunno sugli scenari economici. «L'estate - spiega il Csc - ha accumulato nuovi dubbi sugli sviluppi nell'immediato futuro. La messe di statistiche congiunturali è stata più scarna di notizie positive e fa presagire un rallentamento. È legittimo il timore che la frenata sia determinata dal prevalere di venti contrari che impediscono il consolidamento e l'autostenibilità della fase espansiva». Secondo la presidente degli industriali Emma Marcegaglia, tuttavia, «il peggio è passato».
Secondo le stime aggiornate Il Pil italiano crescerà dell'1,2% nel 2010, dell'1,3% nel 2011 mentre crescerà sui livelli pre-crisi nel 2013. Sul fronte del lavoro il 2010 si chiuderà con 480mila occupati in meno rispetto a inizio 2008, ovvero quando è iniziata la crisi. Tuttavia, il centro studi «ritiene tuttora più probabile uno scenario ispirato a un prudente ottimismo, dove i rischi al ribasso sono bilanciati da possibili sorprese positive, le forze negative non sono destinate a prevalere e la frenata resta confinata a un paio di trimestri, essendo il frutto del naturale succedersi di strappi in avanti e momenti di riposo». «Tenendo conto delle statistiche estive - spiega il centro studi - meno brillanti dell'atteso anche per l'economia italiana, e di un tasso di cambio più sfavorevole, le previsioni di crescita vengono ritoccate all'ingiù nel 2011, quando la frenata globale si farà sentire in Eurolandia e in Italia». Alla fine del biennio «sarà del 3,7% il minor prodotto da recuperare e di questo passo i valori medi del 2007 non si raggiungeranno prima del 2013».
Il centro studi di Confindustria stima anche che il sommerso «è bruscamente accelerato nel 2009» superando il 20% del Pil (oltre 27% se non si considera la Pubblica Amministrazione. Al Sud è il doppio). Dato che porta l'ammontare dell'evasione fiscale «su valori sbalorditivi» e «molto superiori ai 125 miliardi» stimati dal CsC lo scorso giugno. Anche la stima della pressione fiscale effettiva è «rivista all'insù», ad un livello «ben sopra il 54% nel 2009», più del 51,4% stimato dal CsC lo scorso giugno e del 43,2% della «pressione apparente contenuta nei documenti ufficiali».