Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2010 alle ore 21:09.
Per Termini Imerese entro il 30 novembre verrà presentata la short list definitiva al governo con i candidati a prendere il posto della Fiat che, secondo il piano industriale, dismetterà la produzione di auto dalla fine del 2011. Mentre all'inizio di dicembre, il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia ha annunciato che verrà presentata alle parti sociali la proposta completa con i numeri, gli investimenti e l'impegno pubblico» per la riconversione industriale dello stabilimento Fiat.
Sono le novità emerse nella riunione che si è svolta oggi nella sede del ministero dello Sviluppo economico. Rispetto alla rosa iniziale di 29 manifestazioni di interesse, l'advisor Invitalia ha illustrato 5 offerte realmente pervenute, di queste 3 interessano il settore dell'automotive: il gruppo De Tomaso che fa capo a Gianmario Rossignolo vorrebbe costruire una compatta premium, il fondo Cape Natixis del finanziere Simone Cimino insieme all'indiana Reva intende produrre auto elettriche, e la Map Engineering prevede di realizzare un impianto di stampi per lamierato. Le altre due proposte sono della Med Studios (gruppo Einstein multimedia) già attiva a Termini Imerese, intenzionata a realizzare nuovi studi cinematografici, e dal gruppo agricolo Ciccolella che realizza serre fotovoltaiche. Ma l'amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri, ha spiegato di attendere ancora le offerte di altri sei gruppi che hanno manifestato interesse per Termini Imerese.
I sindacati esprimono forti preoccupazioni, con i delegati della Fiom in presidio a Roma davanti a Montecitorio. «Siamo alle solite, continuano a circolare sempre gli stessi nomi, senza alcun dettaglio sulle ricadute occupazionali – sostiene Enzo Masini (Fiom-Cgil) – la verità è che ancora non c'è un tavolo vero, la Fiat vuole andarsene da Termini senza pagare alcun prezzo». Sulla stessa lunghezza d'onda Bruno Vitali (Fim-Cisl): «Si è svolta una riunione postbalneare, senza ancora nessun confronto su piani industriali e previsioni occupazionali». La Uilm chiede di spostare il tavolo a Palazzo Chigi.