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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2010 alle ore 08:21.
BRUXELLES - Domani Olli Rehn presenterà la nuove tavole della legge per i paesi dell'euro. In un'atmosfera pesante. Niente di fatto ieri sera tra i ministri dell'Eurogruppo. Tanto che la conferenza stampa prevista è stata annullata. I ministri si rivedranno giovedì e venerdì, sempre a Bruxelles nella speranza di fare progressi.
Da una parte la Germania, con il sostegno convinto di Olanda, Svezia e Finlandia, l'appoggio esplicito della commissario Ue e del presidente della Bce Jean-Claude Trichet, vuole un patto super-blindato contro rischi di violazione o squilibri, che si chiamino deficit o debito, competitività o "bolle" varie. Trichet ieri ha lanciato l'idea di un Comitato europeo di saggi per garantire addirittura il doppio controllo sulle dinamiche nazionali dei conti pubblici. A scanso di errori.
Dall'altra parte Italia, Francia, Belgio e Slovacchia non ci stanno a finire con le spalle al muro. Al buio. Tra Berlino e Parigi dialogo tra sordi.
Mai più un'altra Grecia, la parola d'ordine. Per evitarla, la strada pare però l'"ellenizzazione" dell'intera eurolandia, con il club dei virtuosi ansioso di imporre agli altri controlli e sorveglianza ferrea, sanzioni e penalità automatiche, limitandone al massimo i margini di manovra. Il disegno è chiaro, il consenso no. Non ancora.
Contro il fronte dei rigoristi si batte l'Italia dell'iper-debito, che non intende tornare a essere una sorvegliata speciale, la Francia che da sempre mal sopporta il verbo della disciplina inflessibile, il Belgio con un indebitamento "monstre" quasi come il nostro. E la Slovacchia allergica all'Europa dei diktat, a un patto rigido e "occhiuto".
«Non si possono escludere i governi dalle decisioni sulle sanzioni o meno ai paesi che violino le regole di bilancio. Non si possono lasciare queste decisioni esclusivamente agli esperti. I poteri politici devono dire la loro» ha chiarito la francese Christine Lagarde.
Per l'Italia, presente Giulio Tremonti che ieri ha avuto una bilaterale con il commissario Rehn, di indigesto nelle proposte in arrivo, c'è molto: la nuova puntigliosa attenzione al debito e relativo impegno a ridurlo annualmente secondo una formula matematica precisa (un ventesimo della differenza tra il 118% del Pil nostrano e il 60% di Maastricht), la non altrettanta attenzione puntigliosa all'indebitamento complessivo (pubblico ma anche privato, tipo di denominazione in valuta, struttura delle scadenze, garanzie e riserve, esposizioni implicite come spesa pensionistica). E ancora: l'automaticità della "gabbia" e di sanzioni economiche e pure politiche (vedi Il Sole 24Ore del 22 settembre).