Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2010 alle ore 08:06.
Le prime sono state Anna e Luisa Macchi, titolari della Annalisa Collezioni di Varese, una storica azienda di moda che produce per i grandi marchi del lusso italiani e stranieri: 8 modellisti, 40 addetti diretti, 120 nell'indotto.
Alle prese con l'asfissia finanziaria che ha colpito la maggior parte delle imprese italiane durante la crisi degli ultimi tempi, le sorelle hanno ricevuto da uno dei big brand per cui sono terziste l'offerta di rilevare la loro azienda. «Ma le signore volevano restare indipendenti e così la Annalisa è stata la prima operazione compiuta da Sign Box», racconta orgoglioso Luciano Donatelli, il fondatore dell'incubatore, che ha finanziato la sua idea con 10 milioni («risparmi e liquidazione»).
A cui si è aggiunto il supporto di alcune famiglie biellesi: per la start-up dell'iniziativa, De Negri e Saporiti, mentre la famiglia Zegna – per la quale Donatelli ha lavorato quasi 40 anni come azionista di minoranza e socio d'opera di Orsini e Artema – hanno dato una mano nella creazione di Novaseta (che farà presto parte della Sign Box). «La mia idea – spiega Donatelli (che è anche presidente degli industriali di Biella) – è innanzitutto di non disperdere talenti e competenze d'eccellenza del made in Italy e, poi, di aiutare la ripartenza delle piccole e medie imprese anche artigianali con ampi margini di crescita nella fascia premium della moda: non ci interessa il lusso, che è ormai presidiato da colossi, e ci posizioniamo in un segmento con prezzi inferiori del 30%.
Se di progetti simili a questo ce ne fossero cento, l'agonia delle Pmi in Italia sarebbe risolta: abbiamo già salvato 100 posti di lavoro e 270 nell'indotto». Dunque, una raffica di acquisizioni: dopo la Annalisa, Sign Box è entrata nel capitale della Cains Moore di Ferrara (maglieria), «che aveva problemi di ricambio generazionale», ha acquisito i marchi Della Rovere (cashmere), Cox Moore (per tutta Europa tranne Gran Bretagna), Rebecca Brown (maglieria donna) e Peter Brown (sportswear, con estensione nella collezione Yacht con cui è fornitore dello Yacht Club di Monaco).
«Erano tutte aziende in perdita o in amministrazione controllata o in concordato preventivo – aggiunge Donatelli – ma ricche di know how nell'abbigliamento e negli accessori uomo e donna, in tutti i segmenti, ma non nel capospalla, un lavoro da specialisti dal quale ci teniamo alla larga». Man mano che si procedeva nelle aggregazioni, gli investitori iniziali hanno ceduto il posto ad altre famiglie di Biella: Donatelli, Falco, Gallo, Abate (gioiellieri che hanno inserito il marchio De Ambrosi Paris), Alberto Piana.