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Economia PMI

Trafime l'azienda siciliana che preferisce il know how piemontese al basso costo dell'Est

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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2010 alle ore 16:40.

«Con i soldi guadagnati in 40 anni di attività imprenditoriale avrei potuto comprare una villa a Saint Tropez, ma ho preferito acquistare presse. Voglio lasciare ai miei figli qualcosa di concreto per il loro futuro. Così mi son detto: cosa c'è di meglio di una nuova industria?». Riccardo Coffa, titolare Trafime (sede a Misterbianco, in provincia di Catania), spiega così la sua scelta di aprire un nuovo stabilimento a Carmagnola (Torino) per rafforzare la produzione di componenti per auto, che già oggi conta clienti come Fiat, Chrysler, General Motors, Mercedes, Bmw, Volkswagen e Peugeot-Renault.

Una scelta insolita, la sua, in un periodo caratterizzato da una nuova ondata di delocalizzazioni, alla ricerca di costi bassi. «Tanti miei colleghi hanno spostato la produzione in Polonia o in Romania, ma resto convinto che la leva del prezzo non sia l'unica voce su cui si gioca la sfida per la competitività. Anzi, sempre più conterà la capacità di innovare e l'obiettivo si può raggiungere solo puntando sulle capacità delle persone». Un discorso che ricalca altri già sentiti in questi mesi difficili per l'economia, con la differenza che agli auspici questa volta sono seguiti i fatti: «La recessione ha lasciato a casa molti tecnici e ingegneri piemontesi capaci. Professionisti con una lunga esperienza alle spalle e un know-how difficile da trovare altrove, con una straordinaria volontà che spesso deriva dalla necessità di continuare a mantenere moglie e figli», precisa Coffa. «Così, volendo creare un nuovo stabilimento non ho avuto dubbi nello scegliere l'area torinese». Quindi aggiunge: «Il numero dei pezzi fallati nelle nostre produzioni è praticamente pari a zero: un risultato che abbiamo raggiunto non certo per magia, ma affinando progressivamente la tecnica, investendo in tecnologia e in formazione del personale».

L'investimento ammonta a 30 milioni di euro, una cifra che assume un certo peso se rapportata a un'azienda che fattura la stessa cifra (nel 2009 il giro d'affari è calato del 35%, quota recuperata nel corso di quest'anno). Difficoltà di finanziamento presso le banche? «Non nego che ce ne siano a livello nazionale, ma nel mio caso non ho riscontrato particolari difficoltà. La crisi è un'opportunità di crescita per quelle aziende, come la nostra, che fanno utili e non sono appesantite dai debiti. Ho trovato banchieri ben disposti a vagliare la bontà del progetto».

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Con la nuova struttura, i dipendenti passeranno dagli attuali 70 a circa 100, destinati a restare stabili anche in futuro. «Non sono d'accordo con chi dice che grande è meglio. Può valere in alcuni casi, ma non sempre», commenta. «Nel nostro settore, ad esempio, molte aziende hanno sofferto proprio per essere cresciute troppo negli anni, perdendo la capacità di gestire centralmente l'organizzazione. Per questo la Trafime punta a rimanere un'azienda snella, che ha un elevato know-how all'interno e una serie di fornitori esterni, frutto di lunga selezione».

Resta il dubbio del perché abbia scelto di realizzare uno stabilimento da zero, lontano da casa, anziché ristrutturarne uno vicino a Catania. «La scelta di Carmagnola ci consente di ridurre sensibilmente i costi di trasporto verso i mercati internazionali», precisa. «Inoltre, in questo modo abbiamo potuto dotare la struttura di tutte le tecnologie più moderne, senza creare problemi di compatibilità con l'esistente».

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