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Questo articolo è stato pubblicato il 12 ottobre 2010 alle ore 17:45.
Più di sette italiani su dieci sono scettici nei confronti delle assicurazioni. Ed è aumentata di quattro punti in due anni la percentuale di chi non si fida delle istituzioni finanziarie (74% del campione contro il 70% del 2008). Sono alcune delle fotografie scattate dallo studio sulla percezione e il vissuto degli italiani, realizzato da Gpf e presentato oggi a Roma nel corso dell'Italian Axa Forum 2010, appuntamento annuale di riflessione sugli scenari della finanza e sul ruolo, in particolare, del comparto assicurativo.
Secondo lo studio, la crisi finanziaria ha accentuato anche l'importanza della relazione personale nel rapporto fiduciario con le assicurazioni. Risulta decisivo, quindi, il contatto instaurato tra cliente e intermediario fisico del prodotto, con il 43% degli intervistati (contro il 35% di due anni fa) che individua come elemento cruciale la persona che offre l'assicurazione e non il nome della compagnia. Aumenta invece la consapevolezza degli italiani della "necessità di assicurarsi": il 65% del campione condivide l'assunto «che la vita sia più tranquilla» con una buona polizza, contro il 58% dello scorso anno. A dichiarare di avere almeno un altro contratto oltre alla Rc auto/moto è invece il 55,2% degli interpellati (contro il 52,5 del 2009).
L'obiettivo per gli operatori del settore, quindi, è quello di riconquistare la fiducia dei consumatori. «Un traguardo raggiungibile solo attraverso una serie di impegni reali da parte delle assicurazioni – ha detto Andrea Rossi, amministratore delegato di Axa Assicurazioni – nei quali occorre ottenere una sana concorrenza al rialzo tra operatori: dalla qualità del servizio alla vicinanza ai clienti nei tempi, nei modi e nei linguaggi. Occorre inoltre accrescere, da una parte, la fiducia nelle assicurazioni come istituzioni e, dall'altra, la consapevolezza soprattutto dei giovani nella necessità di garantirsi una copertura».
Ma a segnare il futuro delle assicurazioni c'è anche la definizione del quadro regolatorio internazionale. A lanciare l'allarme in questo senso è stato Fabio Cerchiai, presidente dell'Ania, che ha denunciato «un concreto rischio di over regulation». Riferendosi a Solvency 2 (il corrispettivo di Basilea 2 in ambito assicurativo), lo stesso Cerchiai ha infatti sottolineato come «abbiamo accolto il nuovo sistema di regole con un'inclinazione positiva. Ciò non toglie - ha però aggiunto - che ci siano alcune preoccupazioni e, tra queste, soprattutto il fatto che si vengano a chiedere dei requisiti patrimoniali eccessivi e inutili in quanto tali».