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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2010 alle ore 07:40.
XII Forum Piccola Industria, segui la diretta
Come hanno resistito le Pmi italiane alla crisi? Quali insegnamenti hanno tratto per il futuro? E come sapranno reagire a un mondo che esce completamento cambiato dal terribile biennio 2008-2009? Domande da milioni di euro (o di dollari, viste le nuove tensioni sui mercati valutari) alle quali cercherà di rispondere, oggi e domani a Prato, il XII Forum Piccola Industria organizzato da Confindustria. La due giorni, sotto la guida di Vincenzo Boccia, presidente nazionale Piccola industria, promette di essere scoppiettante.
Soprattutto per la politica, spesso chiamata in causa dagli imprenditori negli ultimi mesi affinché riduca la pressione fiscale, semplifichi le procedure burocratiche e amministrative, crei rapidamente le basi per una riduzione dei costi energetici e acceleri l'ammodernamento infrastrutturale del paese. Richieste antiche, si potrà dire, ma rese ancora più urgenti dalla visibilità ridotta con la quale gli attori economici sono costretti a fare i conti anche in questa fase di ripresa. Perché uno dei dati più significativi emersi dall'analisi - preparata da Federexport, Confindustria e Luiss Lab sulla base di un sondaggio inviato a oltre 2mila aziende esportatrici e che sarà la base di discussione del Forum - è la "solitudine del piccolo". E dove per solitudine si sottolinea il fatto che circa metà delle nostre Pmi, si legge nell'analisi, «ha dichiarato di non aver ricevuto alcun aiuto e di aver dovuto fronteggiare la crisi attingendo alle risorse proprie».
È ad esempio il caso della Cogliati Aurelio Sas, produttore di morsetterie elettriche a Lecco, 5 milioni di fatturato di cui il 30% all'export, sessant'anni di attività alle spalle: «Le cose vanno meglio e la nostra azienda ha tenuto bene perché lavora in una nicchia ad alta specializzazione», dice Cinzia Cogliati, che però ricorda con un brivido la seconda metà del 2008 utilizzando una metafora stradale: «Fino al primo semestre era come guidare un'auto che andava a 200 all'ora. Di colpo si è fermata». La resilienza è stata possibile grazie all'innovazione: «Abbiamo cambiato alcuni macchinari per aumentare la produzione e questo ci ha aiutato, anche se non sono certa che i segnali economici degli ultimi mesi indichino una ripresa sostenibile nel medio periodo». Si ritiene fortunata e anche privilegiata, Cinzia Cogliati, perché la sua azienda si è sempre finanziata con mezzi propri, anche durante la crisi: «Non invidio chi ha avuto a che fare con le banche in questo periodo e certo Basilea 3 non è stata d'aiuto al dialogo tra aziende e industria del credito».