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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2010 alle ore 11:06.
La crisi economica e i conseguenti cambiamenti in atto «pongono in alcune parti d'Europa anche problemi di tenuta democratica interna». A dirlo è il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, intervenendo alla conferenza internazionale "Western democracies under pressure", organizzata a Roma dall'Aspen Institute. «Non è un caso e non era difficile prevedere - ha detto il ministro - che in alcune parti dell'est e del nord Europa ci sarebbero state forme politiche non esattamente democratiche. Non ancora in "brown uniform", ma su quella linea. C'è già un parlamento in Europa dove ci sono elementi che si presentano in divisa». Per il ministro «si pone dunque un problema di democrazia. Dobbiamo fare quello che dobbiamo, ma conservare la democrazia».
«Sappiamo tutti che oltre a disegnare una struttura comune di nation building dobbiamo modificare la struttura dei nostri bilanci e gestire politicamente questo processo che è in atto in tutta Europa», ha sottolineato Tremonti. Ogni paese dovrà gestire questo processo «con i suoi mezzi e numeri, ma è un processo di politica comune». Il responsabile del Tesoro ha aggiunto che «non possiamo continuare a produrre più debito che ricchezza. Questo pone nuovi problemi di scelta politica. È difficile modificare le strutture che si sono costruite in base alla leva del debito pubblico».
La crisi «non è un weekend noioso, non è un garden party in bad weather condition», ha detto il ministro dell'Economia, spiegando così la differenza tra crisi e ciclo. «La crisi è una discontinuità». Il vecchio continente, ha detto Tremonti, «sta reagendo alla crisi e questo sta sfuggendo ai tecnici». Ma sta definendo «una diversa architettura politica, sta modificando soprattutto il suo impianto complessivamente». Secondo il responsabile del Tesoro si sta definendo anche «una linea di difesa esterna contro la speculazione».