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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2010 alle ore 09:11.
Accordo politico quadro sulla riforma del patto di stabilità, in dimensione per così dire ubiqua. Da una parte a Lussemburgo i ministri finanziari dell'Eurogruppo ieri hanno negoziato per ben 13 ore ininterrotte mediando tra gli opposti estremismi del partito tedesco (sostenuto da nordici, Repubblica Ceca e Slovacchia) deciso a imporre una rigidissima camicia di forza ai renitenti a un eccesso di disciplina. E del partito mediterraneo, guidato da Francia e Italia (appoggiato da Belgio, Spagna, Portogallo e Grecia) altrettanto deciso a respingere il modello del rigore inflessibile e tutto matematico.
Alla fine l'intesa, annunciata quasi in contemporanea all'altra, raggiunta al massimo livello politico dell'Unione, che in qualche modo completa e supera la prima.
Al termine del vertice della triplice di Deauville con il presidente russo Dmitrji Medvedev, una première in Europa, Nicolas Sarkozy e Angela Merkel hanno pubblicato una dichiarazione congiunta, in vista del vertice europeo di Bruxelles del 28-29 ottobre. In essa indicano la doppia strada da seguire nella riforma del patto. Prima tappa, che la renderà operativa a partire dal 2012 e realizzabile con la sola modifica della legislazione secondaria Ue, è quella su cui i ministri ieri hanno trovato una posizione comune.
La seconda tappa vuole andare molto più in là e per questo prevede la riforma dei Trattati Ue limitatamente a due punti. Primo, creazione di un «meccanismo robusto e permanente per affrontare in futuro le crisi in modo ordinato e anche con la partecipazione del settore privato» per garantire la stabilità della zona euro. Le varie opzioni dovranno essere pronte per il vertice Ue del marzo 2011. Secondo, sospensione dei diritti di voto di uno Stato membro in caso di violazione grave delle regole del patto. I relativi emendamenti ai Trattati dovranno essere pronti e ratificati prima del 2013.
Soddisfatto il cancelliere tedesco nell'ansia di imporre, modificando i Trattati, un rigore efficace e credibile ai partner per evitare in futuro nuovi casi Grecia e rischi bancarotte sovrane, il presidente francese ha ottenuto una maggiore flessibilità politica nel varo delle sanzioni. «Allargate e più automatiche» ma comminate con decisione del Consiglio a maggioranza qualificata e non più con la Commissione nel ruolo preminente. Fatto salvo che «la sanzioni automatiche scatteranno quando il Consiglio a maggioranza qualificata deciderà che un paese non ha preso i correttivi necessari entro sei mesi». I ministri ieri a Lussemburgo si erano accapigliati in proposito sulla concessione di un periodo da cinque a 18 mesi. Merkel e Sarkozy hanno tagliato la testa al toro. Nel segno della stretta.