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Sull'Expo Milano volta pagina. L'ad Sala: ora contatti con aziende e paesi e tre mesi per definire il progetto

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2010 alle ore 07:49.

«No, non ho mai pensato di dimettermi. Nemmeno nei momenti peggiori di questi tre mesi. Quando, nel dibattito pubblico, il clima era avvelenato e l'attenzione di tutti era concentrata in misura spasmodica sulla questione dei terreni. Anzi, devo dire che, in questi 90 lunghi giorni, ho messo in pratica la filosofia del bicchiere mezzo pieno». Di ritorno da Parigi Giuseppe Sala, finito tre mesi fa sulla poltrona scomoda di capo operativo di Expo 2015, fa ricorso a tutto il suo ottimismo da manager formatosi nella cultura gestionale più ambrosiana, dalla vecchia Pirelli al Comune di Milano passando per Telecom Italia, nel giorno in cui il Bie non ha avuto nulla ha da eccepire sulla road map di una manifestazione che, finora, non ha avuto vita facile.

Dottore, scusi, ma cosa è la filosofia del "bicchiere mezzo pieno"? E, soprattutto, come la si applica, a un caso tanto accidentato quale l'Expo?
In questi tre mesi e passa, fuori dagli uffici della Soge è successo di tutto. Il risultato è stato che la classe politica, gli operatori economici e la pubblica opinione hanno seguito soprattutto la complessa questione dei terreni, che ora per fortuna si è sbloccata. In una condizione non semplice, io e i miei più stretti collaboratori, che ringrazio per la qualità dell'impegno profuso, abbiamo potuto, o dovuto, lavorare come in una bolla sui progetti tecnici e sulla macchina Expo. Se posso dire una cosa, siamo stati bravi a riempire questo bolla di tranquillità e non di ansie eccessive.

A questo punto, dunque, la palla tocca a lei, ai cento dipendenti attuali della Soge e ai suoi dieci collaboratori più fidati. Qual è il cronoprogramma?
Avevo fissato in sei mesi l'avvio e la messa a regime della mia gestione. In tre mesi, si sono sciolti in maniera definitiva i nodi sui terreni. Nei prossimi tre mesi l'intero progetto assumerà una fisionomia più netta e sarà possibile scalettare il cronoprogramma dei successivi tre anni. Intanto, dopo la registrazione ufficiale il 23 novembre al Bie, contatteremo i paesi interessati alla kermesse, comunicando le "regole di ingaggio" per la loro partecipazione. Quindi, potremo iniziare a rendere operativi i contatti con le aziende che forniranno servizi o che fungeranno da sponsor.

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Tags Correlati: Giuseppe Sala | Jacques Herzog | Joan Busquets | Milano | Mostre | Pirelli | Soge | Stefano Boeri | Telecom

 

E dal punto di vista della governance?
Per quanto riguarda la società in sé e per sé, resta la necessità di un rapporto fluido con il consiglio di amministrazione, che si riunirà il prossimo venerdì. Ho intenzione di prendere una quarantina di tecnici e queste assunzioni devono passare dal board. Con cui, peraltro, finora non ho avuto un problema che sia uno. Per quanto riguarda invece i lavori infrastrutturali, ho deciso di fare più cose possibili in-house, cioè ricorrendo alle risorse interne alla Soge, nella fase della progettazione preliminare, così da ridurre il rischio dei ricorsi. Non possiamo permetterci di perdere altro tempo. Poi, indiremo appalti e concorsi per le progettazioni definitive e le realizzazioni.

Restando alla governance, quale rapporto ci sarà fra lei, amministratore delegato, e la Moratti, che ha ricevuto particolari competenze per l'organizzazione dell'Expo?
Non conosco bene i contenuti di queste competenze straordinarie. Penso però che ci sarà una netta distinzione dei ruoli. E credo che queste competenze, la Moratti, le eserciterà soprattutto sulla delicata questione delle infrastrutture, sulla costruzione dell'Expo inteso come manufatto fisico. Sul resto, però, i rapporti sono chiari: il sindaco apre i rapporti con i paesi che riempiranno di contenuti l'Expo, io gestisco gli aspetti operativi della loro partecipazione.

Dottore, oggi la Soge quanti soldi ha in cassa? Come si formerà il vostro conto economico l'anno prossimo?
Ora disponiamo di pochi milioni, ma non è importante. La Soge tecnicamente non vive sugli anticipi di cassa, ma sui versamenti effettuati di volta in volta per le esigenze e gli investimenti. Il picco del fabbisogno finanziario sarà fra il 2013 e il 2014. Nel 2011 ci servirà un centinaio di milioni per pulire il sito, dove oggi si trovano una stazione elettrica e dei ruscelli. I vari enti locali, che sono nostri soci, stanno facendo i bilanci preventivi per l'anno prossimo. Non temiamo brutte sorprese, dato che il governo ha deciso di garantire il 100% delle nostre necessità, in caso di inadempienze di altri.

A proposito di governo, prima dell'estate lei ha chiesto al ministro Tremonti di alzare la quota del budget da destinare a spese correnti, passando dal 4 al 10 per cento. Quale è la situazione?
Si tratta di un passaggio fondamentale, per potere lavorare bene e in fretta. Per ora la soglia è ancora ferma al 4 per cento. Tuttavia, Tremonti ci ha dato la sua parola che, a registrazione avvenuta, dunque dopo il 23 novembre, avrebbe provveduto a innalzare questo livello. Non so con quale strumento lo farà: se con un decreto o con la Finanziaria di fine anno. Ma il suo impegno c'è.

Archiviata la questione dei terreni, ora finalmente si può parlare di contenuti. Stefano Boeri ha lasciato la consulta degli architetti, per candidarsi a sindaco. Lo sostituirete?
No, perché l'egregio lavoro svolto dalla consulta, dove oltre a Boeri c'erano e ci sono Jacques Herzog, William McDonough e Joan Busquets, è già stato ampiamente assorbito dal progetto dell'Expo. Semmai, adesso si tratta di calibrare i temi dell'Expo, dall'alimentazione allo sviluppo, sul contenitore fisico, rappresentato dal sito, dai padiglioni per gli eventi e per i paesi, dagli spazi tematici e per i paesi stranieri. Risolta la questione dei terreni e incassato il via libera del Bie, possiamo davvero partire.

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