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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2010 alle ore 15:28.
«Aver visto nell'ultimo maxi emendamento ancora una volta non venir supportata la ricerca e l'innovazione per noi è stata una grandissima delusione. Un Paese che non investe in questo non va da nessuna parte, e non guarda al futuro e ai giovani». Così Emma Marcegaglia, nel suo intervento al convegno sulla scuola organizzato dalla Confindustria a Modena. La presidente ha fatto riferimento alla legge di stabilità licenziata oggi dalla Camera, che dalla prossima settimana sarà all'esame del Senato. La numero uno di viale dell'Astronomia ha sottolineato su ricerca, capitale umano, università e scuola «il governo deve investire e non può dire che non ci sono soldì». Per Marcegaglia l'esecutivo «tagli la spesa pubblica, i costi di funzionamento dello stato, gli enti inutili, ma su queste cose l'investimento ci deve essere».
L'Italia, come confermano i dati dell'Istat sugli ordini in calo per l'industria a settembre e l'Ocse che ribassa le stime di crescita, «sta rallentando». Per Emma Marcegaglia c'è bisogno di «grandi riforme» per non rischiare di «uscire da questa crisi con lo stesso problema che avevamo prima».
A partire dalla riforma fiscale che produca il risultato «di abbassare la tassazione sui lavoratori e sulle imprese». Per Marcegaglia quel «68% di tassazione fiscale contributiva sulle imprese, e di tassazione altissima sui lavoratori» è «un problema vero». Serve quindi «una riforma fiscale che scarichi il peso delle tasse da chi sta sul fronte, cioè lavoratori e imprese». Serve per la presidente di Confindustria anche «la lotta all'evasione fiscale, e un'attenzione ai consumi». Se non ci sarà questa riforma fiscale per Marcegaglia «il rischio è che in termini di competitività saremo bassi. Quindi minore competitività vuol dire minore crescita e minore occupazione».
La presidente Marcegaglia ha poi spiegato che le turbolenze dei mercati finanziari internazionali e la situazione di crisi congiunturale potrebbero far tornare tentazioni di protezionismo, che sarebbe un rischio per l'Italia. «Ci sono elementi striscianti di protezionismo che per un paese come l'Italia, che è esportatore e sa stare sui mercati, sarebbero un grave problema» ha detto. La posizione di Confindustria, ha spiegato la presidente, «è che non serve maggiore protezione. Il ritorno al protezionismo sarebbe un grave danno per le imprese e per il Paese».