Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2010 alle ore 08:35.
Il confronto su Fabbrica Italia riprende da Torino: domani mattina la Fiat ha convocato tutti i sindacati per un incontro sul futuro produttivo dello stabilimento di Mirafiori.
Le organizzazioni sindacali nei giorni scorsi avevano sollecitato il rapido avvio del tavolo per entrare nel vivo del piano d'investimenti da 20 miliardi della Fiat, ed un ultimatum era stato lanciato dal leader della Cisl. Per Raffaele Bonanni l'incontro di domani «ha un'importanza strategica per aprire il progetto Fabbrica Italia, non solo per Mirafiori e per i riflessi che avrà sulla realtà torinese».
A Mirafiori la Fiat potrebbe produrre un Suv o un auto di gamma medio-alta, secondo ipotesi sindacali. Tuttavia l'azienda non ha ancora sciolto il nodo se intende creare una newco anche a Mirafiori, così come ha fatto per Pomigliano, con l'obiettivo di "blindare" l'attuazione del piano di investimenti, mettendolo al riparo da possibili ricorsi. L'intesa sottoscritta da Federmeccanica e quattro organizzazioni di categoria (tranne la Fiom) con le deroghe contrattuali per le aziende del settore non è considerata dal Lingotto sufficiente per garantire la tenuta dell'accordo separato firmato a Pomigliano con i sindacati e contestato dalla Fiom. L'azienda sta ragionando su tutte le soluzioni, resta in piedi l'ipotesi di un contratto ad hoc per l'auto, o di creare altre newco.
Per Bonanni il quesito da porre «non è se faranno la newco», ma «se faranno gli investimenti per l'auto di alta fascia. Se nella newco dovessero partecipare Fiat e Chrysler e Marchionne ne sarà il presidente qual è il problema? È solo un gioco lessicale. Il problema vero è che portino a Mirafiori la produzione di alta fascia». Diversa la posizione dei metalmeccanici della Cisl, che per voce del segretario Giuseppe Farina fanno sapere di «essere impegnati a sviluppare una trattativa seria e concentrata sulle soluzioni ai problemi, da trovare all'interno delle attuali regole contrattuali». Ad ogni modo Fim e Uilm di Torino si dicono «pronte a smentire Marchionne», riferendosi all'ad della Fiat che martedì scorso negli Usa ha detto che oltreoceano «si fa» mentre in Italia «si parla».