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Questo articolo è stato pubblicato il 26 novembre 2010 alle ore 08:46.
Una maggioranza dei paesi dell'Eurozona e la Banca centrale europea (Bce) stanno premendo sul Portogallo perché chieda aiuto finanziario al Fondo della Ue e al Fondo monetario internazionale (Fmi), secondo quanto scrive oggi l'edizione tedesca del Financial Times. «Anche se le banche portoghesi, diversamente da quelle irlandesi, non sono ritenute sovra-indebitate - afferma il quotidiano - dipendono anch'esse dalle liquidità della Bce per le loro attività».
Le pressioni sul Portogallo perché chieda rapidamente aiuti tendono anche a evitare, secondo il giornale, che la Spagna venga a trovarsi in una difficile situazione.«Se il Portogallo ricorre ad aiuti finanziari, sarà un bene per la Spagna, perchè è fortemente esposta nel Paese», ha spiegato una fonte al ministero delle Finanze tedesco. Per il momento, il governo portoghese ha rifiutato anche solo di considerare questa eventualità. «Sento molto parlare di Fmi. Il Paese non ha bisogno di alcun aiuto», ha affermato lunedì scorso il premier portoghese Josè Socrates.
Lisbona smentisce (Barroso anche)
Il Governo portoghese, però, ha smentito «qualsiasi pressione» da parte della Banca Centrale Europea (Bce) o di altri Paesi della zona euro perché solleciti una richiesta di aiuto finanziario. E la stessa Germania ha detto di non avere fatto alcun passo per spingere il paese iberico a prendere in considerazione l'ipotesi del piano d'aiuti. José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, ha dichiarato da Parigi che l'Unione Europea non ha «suggerito» al Portogallo di chiedere un piano di aiuto finanziario come quello concesso all'Irlanda. «Qualsiasi riferimento a un piano per aiutare il Portogallo è da smentire: non è stato né chiesto né lo abbiamo suggerito», ha detto Barroso ai giornalisti. «Credo che uno dei problemi che abbiamo avuto di recente è che ci sono politici che stanno facendo ogni giorno commenti, invece di prendere decisioni», ha aggiunto senza specificare a cosa si riferiva in particolare.
La reazione della Spagna
Dal canto suo, il primo ministro spagnolo, Jose Luis Rodriguez Zapatero, ha detto di «escludere la necessità di un salvataggio della Spagna». Gli investitori che scommettono su un default della Spagna «sono in errore e andranno contro i propri interessi» ha aggiunto, assicurando che Madrid non ha in programma ulteriori aumenti delle tasse né altri tagli occupazioni nel pubblico impiego.