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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2010 alle ore 16:09.
Il mondo delle costruzioni scende in piazza per chiedere al governo il sostegno al settore che è sistematicamente mancato dall'inizio della crisi. Stamattina a Roma hanno manifestato a pochi passi dal parlamento rappresentanti di tutta la filiera dell'edilizia: associazioni di imprese grandi e piccole, sindacati, cooperative, ma anche società di progettazione, fornitori e imprese di servizi, legati tutti a filo doppio con le costruzioni. Una galassia di sigle guidata dai costruttori dell'Ance che ha voluto portare l'attenzione del paese sul difficile momento nel quale versano le costruzioni, recapitando al contempo una lista di richieste al governo.
Dall'inizio della crisi, infatti, sono andati persi oltre 250mila posti di lavoro, l'uso degli ammortizzatori sociali è cresciuto di oltre il 300% e la produzione di materiali da costruzione è calata in media del 20 per cento. Una situazione difficile, resa drammatica dal danno causato dai ritardati pagamenti della Pubblica amministrazione, con punte di ritardo anche di 24 mesi. «Vogliamo fallire perché gli altri imprenditori sono più bravi di noi, non perché le amministrazioni non ci pagano lavori che abbiamo fatto», ha scandito dal palco allestito a piazza Montecitorio il presidente dell'Ance, Paolo Buzzetti.
Che ha anche recapitato una serie di richieste e criticità urgenti da risolvere al mondo della politica. Oltre alla velocizzazione dei pagamenti, richiamata anche da una recente direttiva europea, serve semplificazione. «Non vogliamo più leggi, vogliamo che siano rispettate quelle che abbiamo». Aggiungendo, in riferimento agli oneri sempre più complessi che gravano sulle imprese: «Non vogliamo fare gli esattori, non vogliamo indagare sui nostri fornitori, vogliamo fare quello che sappiamo fare: costruire». Bisogna, poi, rivedere il sistema di tassazione del lavoro, «perché un imprenditore paga il 68% degli oneri sui propri dipendenti allo stato». Ma, soprattutto, servono risorse. «Il governo aveva risposto positivamente alle nostre richieste per un piano di piccole opere. Adesso i soldi ci sono, ma non riusciamo a spenderli. Senza contare i Fas: ora è partita questa grande indagine per recuperarli, ma va accompagnata a dei progetti concreti».