Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2010 alle ore 11:43.
L'azione della Banca centrale per placare le tensioni sui mercati obbligazionari dell'eurozona deve rimanere rigorosamente controllata, altrimenti l'organo di vigilanza monetaria rischia «di perdere tutto quello che ha». Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi in un estratto online dell'intervista che ha rilasciato al Financial Times, la cui versione integrale sarà pubblicata sul Sole 24 Ore di venerdì in edicola.
«Sono molto preoccupato del fatto che potremmo facilmente oltrepassare il segno e perdere tutto quello che abbiamo, perdere l'indipendenza e violare il Trattato Ue» ha detto Draghi riferendosi al pericolo che acquisti su larga scala di titoli governativi possano minare l'indipendenza della Bce e non rispettare le norme Ue. Il governatore della Banca d'Italia ha poi aggiunto che la Bce sta vagliando «proposte concrete» per le banche che sono così deboli da essere diventate dipendenti dalla liquidità illimitata offerta dall'istituto centrale. Il primo passo per rispondere alla crisi secondo Draghi dovrebbe «essere fatto a livello nazionale». E questo significa «un'azione fiscale credibile e riforme strutturali che rilancino la crescita». Il governatore della Banca d'Italia ha comunque ribadito che «l'euro non è in discussione».
Le parole del governatore arrivano nel giorno in cui la Banca centrale europea, nel bollettino di dicembre, è tornata ad esprimere forte preoccupazione per la tenuta dei contidi alcuni paesi dell'Unione europea. In uno scenario in cui la durata della disoccupazione è bruscamente aumentata e il Prodotto interno lordo dell'area euro crescerà dell'1,7% nel 2010, l'inflazione si attesterà all'1,6 per cento. In base alle previsioni economiche elaborate dalla Commissione europea nell'autunno 2010 - ricorda la Bce - nel complesso i rapporti tra disavanzo pubblico e Pil nell'area dell'euro sono in fase di stabilizzazione quest'anno e dovrebbero diminuire nel 2011 e 2012, mentre «quelli tra debito pubblico e Pil continuano ad aumentare». Secondo l'istituto di Francoforte, i governi «nei bilanci per il 2011 devono precisare interventi di aggiustamento credibili dei conti, incentrati sul lato della spesa».
La crescita del Pil La crescita del Pil dell'area euro dovrebbe attestarsi in un intervallo compreso tra l'1,6 e l'1,8% nel 2010, tra lo 0,7 e il 2,1% nel 2011 e tra lo 0,6 e il 2,8% nel 2012.
Solo in Germania e Italia il debito/Pil non aumenterà nel 2012 Germania e Italia sono gli unici paesi dell'area euro in cui nel 2012 l'incidenza del debito pubblico rispetto al Pil non dovrebbe ulteriormente aumentare, osserva la Banca centrale europea citando le ultime previsioni della Commissione, sebbene la penisola resterà tra i paesi dove il debito-Pil risulterà superiore al 100 per cento. In generale l'istituzione monetaria di Francoforte si attende riduzioni dei deficit di bilancio nell'Unione valutaria a partire dal 2011, proprio sulla base delle ultime previsioni della Commissione, ma continua a richiamare i governi a «strategie ambiziose e credibili» sul risanamento, necessarie a ripristinare la fiducia sulla tenuta delle finanza pubbliche.
Quanto alla dinamica dei debiti pubblici, «secondo la Commissione - rileva ancora la Bce - è probabile che il debito pubblico in rapporto al Pil aumenti in tutti i paesi dell'area euro nel 2011 e in quasi tutti nel 2012, ad eccezione di Germania e Italia. Sempre nel 2012 il rapporto medio tra debito e Pil dell'area ammonterebbe all'87,8 per cento del Pil e quattro paesi, Belgio, Irlanda, Grecia e Italia registrerebbero rapporti superiori al 100 per cento».
Rendimenti dei governativi italiani saliti meno di Irlanda e Spagna Fra la fine dello scorso agosto e i primi di dicembre gli incrementi dei rendimenti di Italia e Grecia «sono risultati considerevolmente inferiori» rispetto a Irlanda, Portogallo e Spagna. La Bce rileva che dopo da fine novembre, quando è stato annunciato l'accordo per fornire assistenza finanziaria all'Irlanda, «il clima di mercato ha continuato a peggiorare». Il bollettino è aggiornato al 1 dicembre e dunque non tiene conto del calo di tensioni degli ultimi giorni.
Durata disoccupazione europea bruscamente aumentata dal 2008... Ricostruendo la dinamica della disoccupazione nell'eurozona a partire dal 2008, l'istituto di Francoforte sottolinea che «la durata della disoccupazione è bruscamente aumentata nell'area dell'euro: il numero di persone rimaste disoccupate per almeno dodici mesi ha subito un incremento del 30% nell'anno fino al secondo trimestre del 2010, a fronte di una crescita media del 4% registrata nel periodo 2008-2009». La Bce auspica quindi «al fine di ridurre la disoccupazione strutturale e il rischio di erosione del capitale umano associato ai lunghi periodi di disoccupazione, politiche intese a promuovere la moderazione e la flessibilità salariale, insieme ad altre politiche attive per il mercato del lavoro, che rendano più efficiente l'incontro tra domanda e offerta e che rafforzino l'attaccamento al mercato del lavoro da parte dei disoccupati di lungo periodo».
...ma in Italia c'è stato un aumento moderato L'Italia è tra i paesi dell'area euro che hanno registrato un aumento solo «moderato» della disoccupazione a partire dal 2008. La disoccupazione dell'area dell'euro, ricorda la Bce, è aumentata dal 7,6% nel quarto trimestre del 2007 al 10% nel secondo trimestre del 2010, raggiungendo il livello più elevato dal terzo trimestre del 1998.
«A livello nazionale - spiega l'istituto di Francoforte - i maggiori incrementi del tasso di disoccupazione sono stati registrati in Spagna e Irlanda, principalmente per effetto dell'aggiustamento nel settore delle costruzioni. Vi è poi un gran numero di paesi dell'area dell'euro in cui il tasso di disoccupazione ha evidenziato solo un incremento moderato. In particolare, dall'ultimo trimestre del 2007 al secondo del 2010 è aumentato di 2 punti percentuali in Italia (portandosi all'8,5%) e di 1 punto percentuale in Francia e Belgio (salendo rispettivamente all'8,9 e all'8,2%)». Secondo la Banca centrale europea, «vari fattori possono spiegare l'impatto più contenuto della crisi sulla disoccupazione in questi paesi, fra cui la riduzione dell'offerta di lavoro (dovuta in parte a un aumento dei lavoratori scoraggiati) e una notevole espansione dell'occupazione a tempo parziale».
Tassi adeguati in Europa La Bce continua a considerare «adeguato» il livello attuale dei tassi d'interesse ma «continuerà a seguire tutti gli andamenti nel prossimo periodo con molta attenzione». L'istituto sottolinea inoltre che «l'offerta di liquidità e le modalità di aggiudicazione saranno modificati secondo opportunità, tenendo conto del fatto che l'insieme delle misure non convenzionali adottate nel periodo di acute tensioni finanziarie è pienamente coerente con il mandato della Bce e, per come strutturato, di natura temporanea».
Inflazione moderata L'andamento dei prezzi dovrebbe restare moderato nel medio termine. La politica monetaria condotta dalla Bce resta «accomodante», si legge ancora. La Bce ribadisce, inoltre, di voler adeguare, a seconda delle necessità, «l'orientamento monetario, il livello di liquidità fornito al mercato e le condizioni applicate alle aste di rifinanziamento», poiché tutte le misure straordinarie decise contro la crisi sono «temporanee».